L’ingresso della clinica belvederese della famiglia Tricarico
La bomba l’ha lanciata il sito Iacchite’ due giorni fa: qualcuno vuole approfittarsi del difficile momento economico della clinica privata belvederese per affondarci le mani e fare affari spudoratamente, una situazione di debolezza e instabilità finanziaria tale che a giorni trascinerà i dipendenti in tribunale per difendere il proprio posto di lavoro. Ma come è stato possibile per una clinica milionaria come quella dell’istituto Ninetta Rosano dilapidare un ingente patrimonio e fini nell’elenco delle aste giudiziarie del Tribunale di Paola? Ma soprattutto, il fallimento è stato provocato dalla malagestione dei fondi oppure chi gestiva i fondi ha fatto di tutto per portarla al fallimento? E perché?
Per rispondere a queste domande occorre andare per ordine. Partiamo intanto da un doveroso presupposto: checché se ne dica della clinica di proprietà dei Tricarico e di tutto ciò che le ruota attorno, questa rappresenta l’unica àncora di salvezza in 80 lunghi chilometri che separano, ad esempio, la cittadina montana di Aieta all’ospedale pubblico più vicino, ossia il nosocomio Iannelli di Cetraro. Dopo la tragica chiusura dell’ospedale di confine di Praia a Mare, architettata proprio per favorire la sanità e i medici del business privato, la clinica di Belvedere ha utilizzato tutte le sue forze per far fronte a un bacino d’utenza di 62mila persone circa. Certo, uno sforzo ampiamente ripagato, ma se senza soldi non si cantano neppure le messe, figurarsi curare gratis decine di migliaia di pazienti all’anno e mantenere livelli standard di buona sanità.
Ma torniamo alle domande iniziali. La chiave di tutto potrebbe avere un nome e un cognome che corrispondono a quelli di Fernando Caldiero, cetrarese, uomo del Pd e dirigente del partito, manco a dirlo, vicinissimo a Nicola Adamo. Caldiero, di professione commercialista, è noto soprattutto per essere il vicepresidente del Laboratorio Losardo di Cetraro, il laboratorio sperimentale nato in memoria di Giannino Losardo, segretario capo della Procura della Repubblica di Paola ed ex consigliere comunale di Cetraro assassinato dalla ‘ndrangheta il 22 giugno 1980. Il presidente del laboratorio è Gaetano Bencivinni, segretario zonale del Pd, mentre presidente onorario del Premio Internazionale Giovanni Losardo è Pino Arlacchi, che nel novembre del 2010 aderì al Partito Democratico. Giusto perché la politica e le nomine rimangano fuori da certi argomenti.
Per spiegarvi questa ennesima tragicommedia della sanità calabra, vi mostreremo in esclusiva i documenti che provano la veridicità delle dichiarazioni del sito Iacchite’, con i quali proveremo a ricostruire, a puntate (vista la lunga storia alle spalle) il becero tentativo di strappare il gioiello della sanità alla famiglia Tricarico per consegnarlo nelle mani di una delle famiglie imprenditoriali più ricche e potenti della Calabria e non solo, gli iGreco, ammanicati mani e piedi con la politica e con i suoi ambienti.
Veniamo al dunque. Esattamente come riporta il sito diretto dal giornalista Gabriele Carchidi tre giorni fa, Caldiero è legato alla famiglia Tricarico sin dal luglio 1993 quando ricopre il ruolo di membro effettivo del Collegio Sindacale dell’Istituto Ninetta Rosano srl, fino al 28 agosto 2001. Come si evince dal suo curriculum.
Dal 2001 in poi, Caldiero ha sempre svolto incarico di professionista con il compito esclusivo di curare i rapporti con le banche e vari istituti finanziatori e, stante la necessità di non creare situazioni di evidenti incompatibilità, fatturava le sue prestazioni all’Istituto Ninetta Rosano srl, tramite la società Caldiero Consulting sas di Caldiero Antonio e C., della quale era amministratore. Come dimostra questo stralcio di fattura.
Dal 2009 al 2011 il dott. Caldiero è stato Sindaco dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, nello stesso periodo in cui l’ASP di Cosenza diffidava l’Istituto Ninetta Rosano srl a restituire la somma di € 4.257.138,84, poiché oggetto di cessione pro-soluto a favore della società Detto Factor SpA che li aveva poi ceduti alla Beta Skye SpA. L’Istituto Ninetta Rosano s.r.l., in quel caso, ha regolarmente incassato dall’ASP le somme oggetto di cessione del credito e Caldiero, che pure era componente il Collegio Sindacale dell’ASP, non aveva mai provveduto a denunciare il fatto.
Inoltre tale situazione è parte integrante dei fascicoli giacenti presso la sezione fallimentare del Tribunale di Paola. Di cui noi siamo chiaramente in possesso.
Ripercorrendo alla lettera quanto già reso noto da Iacchite’, la situazione di incompatibilità è di chiara evidenza, ma tutto ciò non turba affatto il Caldiero che anzi dal 1 giugno 2009 in poi e per lo stesso periodo che era impegnato con identiche mansioni all’ASP, era anche membro effettivo del Collegio Sindacale della SA.TE.CA. SPA, società anche essa accreditata in ambito sanitario e controllata territorialmente dall’ASP di Cosenza.
In entrambi i casi quindi il Caldiero svolge indiscutibilmente il ruolo di controllore e controllato evidentemente curando particolarmente il settore privato rispetto al pubblico perché evidentemente nel primo, aveva i propri interessi, anche se illegittimi e contro ogni forma di correttezza deontologica.
Peraltro nell’anno 2009 e precisamente il 27.11.2009, nel mentre il Caldiero era componente il Collegio Sindacale dell’ASP di Cosenza, veniva costituita la società CTR s.r.l. e tutti gli adempimenti iniziali compreso l’inizio attività Iva, sono stati eseguiti dall’intermediario abilitato Caldiero Fernando.
E’ lo stesso Caldiero che 21 dicembre 2009 ha predisposto la richiesta di subentro/voltura alla Regione Calabria della Autorizzazione/Accreditamento a favore della CTR srl da parte dell’Istituto Ninetta Rosano srl, depositando personalmente la consistente documentazione, (lui che si ricorda era componente il Collegio Sindacale dell’ASP). L’iter si è concluso in data 19 gennaio 2011 con la emissione del Decreto di Accreditamento da parte della Regione Calabria alla Casa di Cura Tricarico Rosano s.r.l, provvedimento questo concesso senza alcun atto di sub ingresso ed in totale evasione di un formale atto di cessione di azienda che avrebbe comportato le conseguenti imposte da pagare.
In data 24 dicembre 2010, l’Avv. Vincenzo Caridi, cognato del Dott. Caldiero, presenta Ricorso art. 182-bis presso il Tribunale di Paola.
CONTINUA NELLA SECONDA PARTE DELL’INCHIESTA