(Fortunato Cerlino, l’attore che interpreta don Pietro Savastano in Gomorra. Fonte: dal web)
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Ci risiamo. Puntuale come un orologio svizzero, un minoranza di villeggianti della costa tirrenica, ogni estate, torna a spargere arroganza, presunzione e terrore per le vie delle città che li ospitano, sentendosi i padroni del mondo forse perché discendenti o appartenenti a una qualche famiglia mafiosa.
Ma ad uno di questi stamattina è andata decisamente male.
La scena è la seguente. Il guappo di cartone è seduto su uno scooter che non è suo, parlando sguaiato mentre si dondola sbattendo i piedi sulla carena del mezzo. Il risultato sono diversi graffi. Il proprietario del due ruote, finito il turno di lavoro, si accorge dell’episodio ed esce in strada per chiedere spiegazioni, con tono comprensibilmente arrabbiato.
Ma il guappo di cartone, dicevamo, che evidentemente non ha regole, e già per questo dovrebbe starsene chiuso nei recinti di casa sua, non accetta il rimprovero e avvicinandosi di molto all’imprenditore scaleoto lo fissa negli occhi, poi calatosi nei panni di Pietro Savastano di Gomorra, gli sussurra nel suo dialetto (che non non riveleremo per non creare sterili e inutili pregiudizi nei confronti di persone che non c’entrano nulla): “Ti sparo in bocca”.
Al che, il negoziante, persona perbene, fedina penale immacolata e lavoratore indefesso, che evidente guarda poco Gomorra ma fatica tanto per guadagnarsi da vivere, senza pensarci un secondo gli ha assestato un pugno in pieno volto. Il don Pietro Savastano de noantri chiaramente è rimasto immobile perdendo d’un colpo la sua celebrata mafiosità fino a quando un secondo colpo dall’altra parte del viso gli ha fatto capire che doveva togliere il disturbo. Zitto, muto e con la coda tra le gambe si è avviato a gran velocità verso la sua auto, la cui targa è stata prontamente fotografata e registrata dai testimoni che ci hanno riferito il fatto, e molto probabilmente portata al vaglio delle forze dell’ordine.
Chiaramente, ci teniamo a sottolinearlo, la violenza non è mai la soluzione ed è sempre ragionevole rivolgersi alle forze dell’ordine. Siamo certi però che il negoziante in questione, data la sua riconosciuta serietà, abbia reagito in quel modo perché si sia sentito minacciato e in pericolo, e abbia soltanto cercato di difendersi dall’ebete. E così, il guappo domattina andrà certamente a rompere le scatole da un’altra parte e magari potrà tornare a vantarsi liberamente di essere un malvivente. Ammesso che non trovi ad attenderlo un altro paio di pugni in faccia o direttamente le forze dell’ordine.