(Fonte foto: dal web)
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di Francesco Zanardi
In una lettera inviata dal Cardinale Angelo Scola ai familiari del minore che sarebbe stato abusato da Don Mauro Galli, il Cardinale rinnova le sue scuse e quelle dei suoi collaboratori per alcune scelte maldestre.
Secondo Scola gli anni trascorsi hanno provocato una certa confusione nella ricostruzione dei fatti che ha arrecato ulteriori sofferenze, e in ogni caso non intende in alcun modo giustificare la correttezza della reazione iniziale da parte dell’autorità diocesana.
Afferma, sempre il cardinale, che NON E’ STATO VALUTATO CON ADEGUATO RIGORE IL FATTO GIA’ DI PER SE’ ASSAI GRAVE CHE DON MAURO ABBIA PASSATO LA NOTTE CON UN MINORE CONDIVIDENDO LO STESSO LETTO.
Dunque il Cardinale Scola non mette in dubbio il fatto che Don Mauro Galli abbia passato la notte con un minore nel suo letto, riconoscendo che i suoi collaboratori abbiano compiuto “scelte maldestre”.
Non vi è quindi dubbio che i più stretti collaboratori del Cardinale, in particolare il Vicario generale Mons. Mario Delpini e il vescovo Pietantonio Tremolada erano a conoscenza del fatto “assai grave” e ciò nonostante abbiano semplicemente spostato Don Mauro Galli a occuparsi ancora di minori in quattro oratori nella zona di Legnano, senza avviare tempestivamente alcuna indagine Previa come invece previsto dal Diritto Canonico.
Mons. Mario Delpini e Mons. Pierantonio Tremolada sono venuti a conoscenza del presunto abuso almeno da tre persone: dal Parroco di Rozzano, Don Carlo Mantegazza; dal vicario parrocchiale Don Alberto Rivolta, e dall’imputato stesso Don Mauro Galli … e tutto questo già nel dicembre 2011.
L’indagine Previa ha preso avvio il 21 gennaio 2015, ben tre anni dopo la comunicazione in Diocesi del fatto assai grave di portarsi a letto un minore e del presunto abuso, giusto 6 mesi dopo la denuncia/querela alla Procura della Repubblica.
Questo modalità di gestire lo spostamento di don Mauro ancora una volta con i minori definita dal Cardinale Scola “SCELTA IMPROVVIDA” (si legge sempre nella lettera), compiuta consapevolmente dai sui “MALDESTRI COLLABORATORI”, sarebbe la stessa modalità definita poi “SCRUPOLOSA E COSCENZIOSA” dalla nota stampa della stessa diocesi non più tardi di qualche settimana fa a seguito della citazione in giudizio della diocesi e della parrocchia proprio per il loro modo di vigilare e gestire queste delittuose situazioni?
È evidente il tentativo di volersi defilare e sottrarre dalle proprie gravissime responsabilità, il Santo Padre nella LETTERA APOSTOLICA IN FORMA DI «MOTU PROPRIO» DEL SOMMO PONTEFICE FRANCESCO.
“COME UNA MADRE AMOREVOLE”
(Vaticano 4 giugno 2016)
definisce che nel caso di abusi su minori o adulti vulnerabili, la grave mancanza di diligenza da parte dei vescovi, diligenza che deriva dal proprio ufficio pastorale, nel caso di azioni o omissioni che provocano danni a terzi (fisici, morali, spirituali…) possono essere legittimamente rimossi.
Nel caso di mons. Delpini dove i fatti sono certi e inequivocabili, Delpini sapeva dal dicembre 2011 che don Mauro si era portato a letto un minore (fatto di per se stesso grave che costituisce già un abuso), decide scientemente di:
– spostare semplicemente don Mauro ancora a diretto contatto con i minori (in netto contrasto con le linee guida della Conferenza Episcopale Italiana)
– non avviare l’indagine previa prevista dalle norme vigenti, come si legge nella lettera del Cardinale Scola
– non denunciare l’abuso alle autorità competenti
– provocando per altro ulteriori sofferenze come riconosce il Cardinale stesso sempre nella lettera
che tipo di provvedimenti prenderà la Santa Sede, e perché Papa Francesco o la Congregazione per la Dottrina Della Fede non sono ancora intervenute nell’ottica della lettera Apostolica del sommo Pontefice?
Dato che i fatti sono noti, certi e provabili, fatti che rientrano certamente nella categoria di grave negligenza, cosa è lecito aspettarsi?
Nell’attesa di conoscere le decisioni della Santa Sede, continuiamo a seguire il caso con estrema attenzione, caso che riguarda non solo il tema dell’abuso sessuale da parte di Chierici a danno di minori ma anche la questione relativa alla gestione e la responsabilità dei vertici della chiesa stessa che contribuiscono con le loro scelte consapevoli, improvvide e maldestre al perpetrarsi dei reati generando ulteriore sofferenza quando si potrebbe evitare. Vertici della chiesa in questo caso sia Locale (Diocesana), che vedremo Centrale (Roma, Santa Sede) in funzione dei provvedimenti che verranno o non verranno posti in essere.