Cetraro (CS) | Chiusura del reparto di odontoiatria sociale, un misto di incapacità gestionale e connivenza con la sanità privata

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Cetraro (CS) | Chiusura del reparto di odontoiatria sociale, un misto di incapacità gestionale e connivenza con la sanità privata

Se è vero che tutte le strade d’Italia portano a Roma, è altrettanto vero che quelle della Calabria conducono, inevitabilmente, nelle corsie privilegiate della sanità privata. Se vuoi curarti, in sostanza, non puoi far altro che sborsare fior di quattrini ai medici o alle strutture private, dove magicamente persino i tempi di attesa diventano pressoché inesistenti.
Così, la sanità pubblica viene fatta a brandelli, giorno per giorno, da una gestione scellerata degli enti preposti, i cui vertici non perdono occasione per spostare, smembrare, smantellare e chiudere reparti.
L’ultimo, in ordine di tempo, è quello dell’odontoiatria sociale dell’ospedale Iannelli di Cetraro, dove decine di persone diversamente abili fino all’autunno scorso venivano curati gratuitamente per guarire dalle patologie legate al mal funzionamento dell’apparato locomotore.
Poi succede che la responsabile del reparto, la dottoressa Flavia Favata, comincia ad assentarsi, sempre più spesso, per motivi di malattia legati al suo stato interessante. Immediatamente la direzione del nosocomio inoltra la richiesta di sostituzione alla direzione strategica. Non ci sarebbe dovuto essere nessun problema. In uno Stato civile la gravidanza di una donna che lavora dovrebbe rappresentare solo un’opportunità per tutti, e non un problema. Ma la società in cui viviamo di problemi ne ha più di uno e la richiesta di inviare un sostituto cade nel vuoto, creando non pochi disagi per i pazienti (clicca qui per leggere l’appello di Mamme indispensabili). A nulla sono valsi i ripetuti solleciti. Tutti fanno finta di non sentire. Eppure la soluzione sarebbe a portata di mano. La stessa Favata era stata scelta attingendo dalla graduatoria di specialistica ambulatoriale, dove ci sono decine di professionisti in attesa di essere chiamati. Ma quella che manca è solo la volontà di sostituirla. Dagli ambienti ci spiegano che sarebbe bastato sottoscrivere un contratto temporaneo fino al ritorno della responsabile ad un qualsiasi altro specialista di odontoiatra.
Evidentemente i patti di connivenza con la sanità privata in Calabria sono sono talmente stretti da offuscare anche l’ultimo barlume di buon senso.