Il 1° settembre 2017 partì in via sperimentale il Protocollo d’Intesa fra l’INPS e la Regione Calabria con il quale veniva affidato all’Istituto l’accertamento dei requisiti sanitari in materia di invalidità civile, cecità, sordità, handicap e disabilità. La Calabria è stata tra le prime regioni a razionalizzare e unificare in tutte le sue province il flusso accertativo e procedurale per il riconoscimento dell’invalidità civile, questo per evitare agli interessati di sottoporsi alla doppia visita medica da parte delle commissioni ASL e INPS e per combattere a livello nazionale il fenomeno delle frodi. Queste le intenzioni, condivisibili sotto diversi aspetti ma qualcosa in questo anno di sperimentazione non ha funzionato e molte sono le denunce che arrivano da più parti di un sistema che non soltanto non ha semplificato le procedure ma ha aumentato disagi e spese.
In sostanza, il Protocollo voluto e sottoscritto dal commissario ad acta della Sanità Massimo Scura ha fatto registrare nuovamente un dato negativo nella gestione dei servizi sanitari soprattutto in due punti nodali che rappresentano il fallimento del commissariamento: il riordino della rete ospedaliera e il rientro e il contenimento delle spese. Anche in questo caso infatti la non conoscenza dei territori l’ha fatta da padrone arrecando disagi all’utenza, nello specifico mentre le visite erano prima gestite dalle ASL di competenza dei vari territori ora sono attivi gli sportelli INPS, per quanto riguarda ad esempio la provincia di Cosenza solo su Corigliano-Rossano e Cosenza.
Quindi i residenti delle zone decentrate sono fortemente penalizzati e costretti a veri e propri viaggi della speranza anche se nella stessa regione; disagi che aumentano per l’inadeguatezza dei luoghi adibiti che devono ora gestire un numero in eccesso di pazienti e che risultano quindi non idonei a ricevere anziani e persone con patologie diverse anche gravi, aggravata inoltre dalla ricerca ardua di parcheggi a cui il più delle volte fanno seguito multe e tutto questo a discapito di queste fasce più deboli.
La gestione in via esclusiva dell’intero procedimento sanitario e amministrativo ha poi costretto l’Istituto a nominare nuovi medici per assolvere alle procedure di verifica mentre nelle ASL di competenza già deputate a tali compiti il personale, ora risulta in surplus, era interno. Un notevole aumento di spese che trova il suo culmine nei contenziosi cresciuto a dismisura che l’Ente perde e paga con interessi. Le buone intenzioni quindi di realizzare un significativo innalzamento dei livelli del servizio offerto e in modo particolare la riduzione dei tempi di attesa, quella che doveva essere una maggiore “prossimità” del servizio scegliendo aree specifiche, le agevolazioni per i soggetti più deboli anche per quanto riguarda l’accelerazione dell’iter procedurale, la tutela degli aventi diritti che si sono visti negare i requisiti per l’assegno, senza in alcun modo marginare il fenomeno dei falsi invalidi, sono state totalmente disattese.
Nella qualità di consigliere regionale mi farò portavoce nelle sedi opportune di questa incresciosa questione, soprattutto perché scaduto il tempo di prova il Protocollo non potrà e non dovrà essere rinnovato se le premesse sono queste. Serve rafforzare il sistema di assistenza e tutela dei più deboli, malati, pensionati, anziani in particolare, legittimando diritti e non certo negandoli e aggravando situazioni già drammatiche ed esasperate.
ORLANDINO GRECO