Il 17 luglio la sezione del fallimentare del tribunale di Paola ha deciso di rigettare la domanda di concordato pervenuta dai legali della famiglia Tricarico e dichiarare il fallimento della società che gestiva la clinica precedentemente, ossia l’ “Istituto Ninetta Rosano”. Più precisamente “il Tribunale di Pala, sezione fallimentare, riunito in camera di consiglio, nelle persone dei seguenti magistrati, dott.ssa Simona Scovotto (presidente), dott. Franco Caroleo (Giudice), dott.ssa Marta Sodano (Giudice relatore), ha pronunciato il seguente decreto di inammissibilità della procedura di concordato preventivo ex art.162 1. fall. in relazione alla procedura concordataria n° 4/2016, la cui domanda è stata depositata da Istituto Ninetta Rosano s.r.l. in persona del legale rappresentante p.t. in data 7/11/2016, in pendenza delle istanze di fallimento n° 21/2013, 51/2013, 8/2015 e 22/2016”.
Per motivare tale decisione i giudici hanno ripercorso in dieci pagine la storia della clinica degli ultimi anni, appuntando dettagliatamente i debiti e le imperizie che hanno portato all’inevitabile epilogo. La nostra redazione è in grado di mostrarvi in esclusiva il documento di seguito.
Ma i grattacapi, per la famiglia di imprenditori della sanità privata, non finiscono di certo qui. A dieci giorni dalla sentenza di fallimento una vasta operazione di indagine della Guardia di Finanza ha rivelato l’esistenza di una inchiesta che verterebbe sul reato di bancarotta fraudolenta. Gli inquirenti, in sostanza, temono che si sia trattato di un danno doloso, e perciò consapevole e volontario, agli interessi dei creditori, si teme cioè che i creditori siano stati lasciati a bocca asciutta, mentre loro continuavano a guadagnare grazie a quei materiali o servizi non pagati, pur sapendo di continuare ad accumulare debiti e non poterli o non volerli pagare. Al momento, lo ripetiamo, è solo una ipotesi al vaglio degli investigatori.
Di questi aspetti si occuperanno esclusivamente i giudici nelle sedi opportune, noi invece non faremo altro che portarvi a conoscenza di alcuni dati e numeri inconfutabili che riguardano una gestione del patrimonio quanto meno scellerata.
Prendiamo ad esempio l’anno 2013. Un giovanissimo Fabrizio Tricarico, figlio del dottore Ciro Tricarico, direttore sanitario della struttura, vestiva i panni di amministratore della nuova società e presentava una dichiarazione dei redditi da oltre 750mila euro, per la precisione di € 752,998.00. Per uno stipendio netto al mese che si aggira intorno ai 35mila euro, mentre la clinica vedeva già il baratro tra debiti e ristrettezze. Nello stesso anno, allo zio, il dott. Pasqualino Tricarico, responsabile medico del reparto di Medicina, oltre al già lauto stipendio, veniva corrisposta la cifra di € 690.000,00 per consulenze extra non meglio specificate.
Ma al giovane rampollo di famiglia, uno stipendio da quasi 40mila euro euro al mese probabilmente non bastava per fare fronte alle esigenze personali e così il 21 gennaio del 2014, dal conto bancario della clinica è partito un bonifico a favore “Link Campus University” per il pagamento delle tasse universitarie. Una retta da 3,550.00 euro.