Il pronto soccorso, che a dire il vero non è un pronto soccorso non è ma un pronto di primo intervento allestito secondo le conformità di una casa della salute, dell’ospedale fintamente riaperto dalla politica e che nella realtà non è un ospedale ma un Capt, ossia un centro d’assistenza primaria territoriale, con tutta probabilità sospenderà ogni attività a partire dal prossimo 1° maggio. Altro che riapertura dell’ospedale. L’anticipazione era stata data nella giornata di ieri dal sito “Lo strillone” di Antonello Troya, ma la conferma è arrivata con il passare delle ore da fonti accreditate.
In pratica è successo questo. Fino a pochi giorni fa i medici che mandano avanti (non senza difficoltà) il punto di primo intervento erano 7, poi uno di loro ha rassegnato le dimissioni chiedendo di essere trasferito, un altro ha subìto un’operazione chirurgica che lo costringerà a una lunga degenza fino alla fine di quest’anno, mentre altri 2 sono stati trasferiti in strutture del territorio. Pertanto tre soli medici non potranno garantire turni di 24 ore, la norma prevede che al pronto soccorso sia necessaria la presenza di 2 medici per turno e di conseguenza il reparto rischia seriamente di chiudere definitivamente i battenti.
In teoria il problema potrebbe essere di facile risoluzione. Basterebbe richiedere altri camici bianchi, come pare sia già stato fatto, e questa notizia non avrebbe neppure senso di esistere. Ma quando si parla di sanità in Calabria niente è come sembra. Le assunzioni, benché vi sia un annuncio dello sblocco puntuale come un orologio svizzero a ogni campagna elettorale, nella realtà non è mai andato in porto e la data del prossimo 12 aprile potrebbe essere l’ennesima stangata per la sanità calabrese. Per quel giorno, infatti, è atteso il verdetto del tavolo Adduci, l’organo interministeriale che giudica periodicamente l’andamento dell’economia della sanità e in caso di una nuova ennesima bocciatura per i conti calabresi, fondi e assunzioni resteranno solo un miraggio.
Il futuro, dunque, non appare roseo perché il debito dell’Aso di Cosenza, carte alla mano, anziché diminuire è aumentato e non di poco. Dove troveranno i soldi necessari per aprire e mantenere in vita un ospedale? Il direttore generale dell’Asp Raffaele Mauro a questo punto saprà compiere un miracolo? C’è chi è convinto che dopo lo sconquasso elettorale per la storica mazzata al Pd, a cui ha fatto una sfacciata e impunita campagna elettorale, non ne abbia nemmeno voglia.
D’altronde che la notizia della riapertura dell’ospedale fosse un inganno politico bello e buono ai danni dei cittadini lo si era capito sin dalla vergognosa cerimonia di inaugurazione (del nulla) dello scorso 3 novembre con tanto di taglio del nastro. La manifestazione ha visto, tra i tanti cittadini e curiosi accorsi, la presenza della politica locale del Pd, del presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, che è del Pd, dei deputati Enza Bruno Bossio ed Ernesto Magorno, anche loro del Pd, e dei medici (del Pd) che in futuro avrebbero ricevuto promozioni. Ma anche il Vescovo Bonanno, lo stesso Raffaele Mauro e addirittura Eugenio Sciabica, il commissario attuatore della sentenza. Assenti invece il commissario Scura, l’unico ad avere le facoltà di aprire veramente l’ospedale, e la dottoressa Giuliana Bernaudo, all’epoca direttrice del distretto sanitario del Tirreno sostituita illegittimamente qualche giorno prima delle elezioni dalla piddina Angela Riccetti. In poche parole, alla cerimonia della finta inaugurazione i presenti se la suonavano e se la cantavano da soli. La manifestazione nel giro di poche settimane è finita al vaglio della Procura di Catanzaro e della sbandierata riapertura è rimasta solo un’insegna. Chiaramente ingannevole pure quella.
Ma nel caso non bastasse, si sappia che il reparto di Medicina, che non esiste ma ha già un primario nominato con tanto di decreto, attende ancora che si faccia una graduatoria dei medici che hanno fatto domanda e l’ultimazione dei lavori, del reparto di Chirurgia nessuno parla più, i radiologi sono sempre solo due, di cardiologi neanche a parlarne.
Cos’altro aggiungere?
Ah, sì. Che chi fino a prima del 4 marzo aveva così tanto a cuore la questione della riapertura di Praia a Mare, tace mestamente da ben 25 giorni. Anche dopo la notizia di una possibile chiusura del pronto soccorso. Ma c’è ancora speranza: per il 2019 sono previste le elezioni regionali. Per quell’occasione a qualcuno tornerà sicuramente la parola perduta.