Secondo la stampa locale il Partito Democratico eserciterebbe il suo potere all’Asp di Cosenza tramite i coniugi Enza Bruno Bossio, candidata nel listino proporzionale della Calabria, e Nicola Adamo. Se anche fosse, sarebbe tutto regolare, da noi è prassi visto e considerato che non vige alcun tipo di controllo. Quello che però rattrista moltissimo è che la palese campagna elettorale e il presunto voto di scambio sulla (finta) riapertura dell’ospedale di Praia a Mare non sia minimamente oggetto di valutazione da parte della Procura. È probabile che la notizia di una indagine sulla cerimonia dell’inaugurazione da parte della Procura di Catanzaro sia più che altro un modo per mettere a tacere l’opinione pubblica. Scommettiamo che non ci sarà mai nessun condannato per la vicenda?
Ebbene, mezzo sospetto su una campagna elettorale sleale l’avevamo già avuto quando autori della riapertura dell’ospedale si erano autonominati Enza Bruno Bossio, appunto, ed Ernesto Magorno, segretario regionale del Pd, quando invece la riapertura dell’ospedale di Praia a Mare l’hanno sancita unicamente due sentenze del Consiglio di Stato. O dobbiamo pensare che abbiano fatto pressioni sui giudici del Consiglio di Stato?
Ma andiamo avanti. Il direttore del nulla, ovvero dell’ospedale che non esiste, rilascia nel gennaio scorso l’ormai nota intervista alla nostra redazione dove smentisce tutto e tutti e le certezze vacillano. Quelle dei candidati. Mai piddini vanno in loro soccorso, in fila, uno dietro l’altro, non cercano di capire se le dichiarazioni di Vincenzo Cesareo siano vere, come lo sono, ma chiedono dalle colonne dei giornali che Cesareo venga messo a processo dalla commissione disciplinare. A nessuno interessa capire cosa ci sia in quell’ospedale e cosa ci sarà, tutti sono preoccupati che Cesareo e gli altri si tappino la bocca. È di ieri la notizia che a Cesareo verrà recapitato la notifica del provvedimento disciplinare.
Sempre dopo l’intervista, un altro piddino mette in scena un teatrale blitz alla struttura praiese, tanto a sorpresa che sono arrivate prima le telecamere e poi il consigliere regionale. Ma questo, al cospetto di ciò che è successo dopo, è nulla. Dopo un giro nei reparti, Giuseppe Giudiceandrea dice: «Ma quando mai (riferendosi alle parole di Cesareo), l’ospedale funziona». Perché ha visto gente nella struttura e addirittura pazienti essere curati al Pronto Soccorso, che in realtà è un Punto di Primo Intervento. Veramente le persone non hanno mai smesso di essere curate, perché per chiusura dell’ospedale si intende lo smantellamento della rete emergenza/urgenza, non chiusura delle porte dello stabile o dei reparti ambulatoriali. Solo che Giudiceandrea non lo sa, non sa neppure la differenza tra Capt e ospedale e infatti non la nota, ma essendo del Pd è autorizzato a dire che tutto funziona perché ha visto la gente camminarci dentro. Chapeau.
Ma veniamo ad oggi. Dopo aver fatto fuori Vincenzo Cesareo con un temibile provvedimento disciplinare (per cui siamo già in gradi di dirvi che verrà chiesto il licenziamento), dall’Asp devono far fuori un’altra che non si fa i fatti suoi, un’altra che passa più tempo a scrivere all’Asp, per sistemare le cose, che ad eseguire gli ordini: Giuliana Bernaudo, direttrice del distretto del Tirreno e della casa di cura praiese, che improvvisamente e senza nessuno avviso, ha visto pubblicato un bando per le nuove nomine di direttore del distretto, guarda caso a 40 giorni dalle elezioni. Pare che le carte siano già pronte con la nuova nomina e pare pure che il nome sarà quello di Angela Riccetti. Sapete di che partito è Angela Riccetti? Rispondetevi da soli. Giuliana Bernaudo invece è colei che per ogni questione pubblica dell’ospedale non è mai stata neppure invitata, come più volte aveva sottolineato la nostra redazione.
È finita qui? Ma certo che no. Il sindaco di Praia a Mare Antonio Praticò (non ci crederete ma è del Pd) da giorni informa la cittadinanza dei passi da gigante che starebbero portando dritto alla riapertura dell’ospedale. Un galoppo dalla media di una notizia ogni tre giorni, da fare invidia a Varenne, dopo che tutti, e per tutti si intende proprio tutti fatta eccezione delle locali istituzioni, hanno mestamente ignorato per 4 anni una sentenza esecutiva e inoppugnabile emanata del Consiglio di Stato. Ora invece sono tutti pronti e disponibili a riaprirlo.
Ma cosa ha detto ai cittadini? Dopo una serie di proclami che lo hanno smentito clamorosamente, ha annunciato l’attribuzione del codice ospedaliero alla struttura praiese, che da solo non vuol dire niente, ma che lo si voleva far passare per riapertura ufficiale, e la nomina di un nuovo medico dirigente, quello che in passato avremmo chiamato primario del reparto. Ciò starebbe a significare la riapertura del reparto di medicina.
Ebbene. Per entrambi i presunti traguardi si fa riferimento a Raffale Mauro, direttore generale dell’Asp di Cosenza, e al presidente della Regione Calabria Mario Oliverio. Che chiaramente è del Pd. Niente di male se non fosse che Mario Oliverio sta alle decisioni sulla sanità calabrese come il giorno alla notte. La sanità calabrese infatti è commissariata dal 2010 e pertanto l’unica persona che può prendere decisioni in merito alla sanità è il commissario ad acta, in questo caso Massimo Scura, mai nemmeno nominato.
Detto questo, occorre ricordare a tutti, per la centesima volta, che nella struttura sanitaria di Praia a Mare, potranno metterci, medici, codici, piddini e tutto ciò che gli pare, che finché Scura non inserisce l’ospedale di Praia a Mare nel decreto 64, o è fuffa o è campagna elettorale sulla pelle della gente.
Ovviamente nei prossimo giorni vi daremo conto di ulteriori prove e riscontri, di nomine e licenziamenti, senza tralasciare la categoria “assunzioni”. Che in procinto di elezioni, come al solito si infuoca.