C’è poco da stare sereni: nelle cittadine di Praia a Mare e Tortora, che contano poche migliaia di abitanti (se si escludono i residenti di comodo che vivono realmente in Campania e i residenti scappati via per studio e per lavoro) oltre 180 famiglie non arrivano a fine mese e per mangiare ricorrono all’aiuto del pacco alimentare. È quanto emerso da una nostra recente inchiesta sullo stato di povertà delle due cittadine tra le più rinomate della costa alto tirrenica.
Le oltre 700 persone coinvolte non sono tutte persone socialmente disagiate o prive di qualunque entrata economica, appartengono bensì alla categoria dei nuovi poveri: professionisti e lavoratori persino con un buon stipendio che però non riescono a far fronte alle tasse, ai mutui, ai finanziamenti, alle spese mediche provocate dallo strangolamento della sanità pubblica e a tutte le esigenze di una società omologata e omologatrice, che impone degli standard altissimi difficili da mantenere. Gli altri appartengono invece alla categoria di coloro che il lavoro l’hanno perso e non riescono più a trovarlo, oppure lavorano ma non vengono pagati, come gli avvocati, oppure ancora lavorano ma sotto sfruttamento e guadagnano una miseria.
Così, anche chi lavora onestamente e porta a casa un modesto stipendio, già alla metà del mese, se si è fortunati, fa fatica a fare la spesa, perché le rate dell’affitto, dell’Imu, della Tarsi, della Tari, dell’Enel, di Equitalia, del commercialista, dei contributi Inps, dell’Iva, hanno già ripulito il portafogli.
Il dato, già allarmante così, ha però persino delle falle. Molte famiglie che si trovano in condizioni economiche precarie non chiedono aiuto per via del senso di imbarazzo e di vergogna. Altre, invece, si rivolgono in gran segreto ai parroci, perché in chiesa è più facile giustificare la propria presenza. Se si tiene conto di ciò, il numero delle famiglie in difficoltà aumenta ancora.
Inutili le strumentalizzazioni politiche: da nord a sud, in centro e in periferia, la condizione rispecchia le conseguenze di una crisi economica devastante che dal 2008 non ha guardato in faccia nemmeno le storiche e milionarie aziende. È però altrettanto doveroso ricordare come nelle due cittadine, a fronte di numerose e dispendiose iniziative per singoli eventi, negli ultimi anni non sia mai stato preso in considerazione un serio progetto di occupazione. Lode e gloria, invece, a quei pochi imprenditori locali che vanno avanti nonostante le difficoltà e investono sul territorio, credendoci più dei loro politici.