Dopo l’intervista rilasciata dal dottore Vincenzo Cesareo in merito alle reali condizioni dell’ospedale di Praia, le polemiche non accennano a placarsi
«Un altro cazzaro prende la parola per invitare i vertici ASP a prendere provvedimenti disciplinari, senza sapere di cosa parla, non avendo alcuna cognizione di cosa sia un ospedale». Lapidario e senza peli sulla lingua, il direttore sanitario dell’inesistente ospedale di Praia a Mare, il dottore Vincenzo Cesareo, commenta così l’insulso comunicato stampa diramato dal segretario provinciale del Pd, Luigi Guglielmelli, il quale aveva parlato di notizie false e infondate riferendosi alle dichiarazioni rilasciate in esclusiva dal medico alla nostra testata (clicca qui per leggere l’articolo e guardare l’intervista).
«Siamo abituati a sopportare azioni disciplinari utilizzate solo ad inibire chi dice la verità per quanto scomoda e verso chi, rispettando il suo ruolo affidatogli dalla norma, ha subito angherie di ogni genere che offendono la legge e, quindi, la dignità dei cittadini – continua Cesareo- . Questo cazzaro, ritiene di fare un bel servigio non affinché a riguardo del così detto ospedale di Praia A Mare ci siano certezze, ma una puerile quanto inutile e dannosa difesa di ufficio. Spieghi, se ne è capace, ad esempio, come mai nell’atto aziendale dell’Asp di Cosenza approvato nell’agosto scorso, la struttura di Praia sia annoverata quale CAPT; renda noto quale sia il cronoprogramma per la riapertura dell’ospedale stesso; quali i fondi destinati alla riapertura del nosocomio, quando siano state bandite le procedure per l’arruolamento del personale necessitante, come possa essere un Pronto Soccorso non supportato dalle unità operative necessarie alla tutela dei pazienti e, soprattutto, lo sa che colui il quale ha il compito di adottare i provvedimenti necessari a che Praia venga inclusa nella rete ospedaliera è il commissario Scura?».
E ribadisce il concetto già largamente espresso nella nostra intervista: «La difesa d’ufficio, secondo me, otterrà il risultato che la magistratura finalmente si interessi al probabile reato di abuso della credulità popolare finalizzato al voto di scambio a riguardo della farsa “riapertura dell’ospedale di Praia”. Un responsabile di partito, forse, si sarebbe dovuto indignare per la figura fatta fare al presidente della giunta regionale in quell’occasione (la cerimonia della finta riapertura dell’ospedale di Praia, ndr), non certo sparare fesserie una dopo l’altra. Si informi, infine, sul fatto che lo scrivente è in stato di infortunio sul lavoro e non finta malattia».
Ma siccome Cesareo non è uno che propriamente si sottrae alle sue responsabilità o al confronto, poco più tardi inoltra una nota alla stampa, invocando il sacrosanto diritto di replica, per rispondere anche alle esternazioni del sindaco di Praia a Mare, Antonio Praticò, che non smentisce argomentando quanto affermato da Cesareo, ma si limita ad avvertire chiunque osi parlare male dell’ospedale che sarà querelato.
«Mi dispiace di aver innervosito l’amico di tante battaglie politiche ai tempi della D.C., Antonio Praticò, sindaco di Praia a Mare, con il mio pensiero a riguardo della struttura sanitaria di Praia a Mare- scrive Cesareo -. Credo che non abbia di certo visto la mia intervista in toto, altrimenti si sarebbe reso conto che l’obiettivo sia comune. Ci divide, e non potrebbe essere altrimenti, il modus operandi, visto che il mio è orientato dalla professione svolta da oltre 40 anni ed il suo prettamente politico. Per cui lui è felice di aver messo sull’ingresso della struttura la dicitura “Ospedale” ed io, invece, desidero che nella struttura venga espletata ogni attività degna della denominazione ospedaliera».
È duro Vincenzo Cesareo e nonostante gli attacchi e le polemiche il mio desiderio non arretra di un passo su quanto denunciato nell’intervista. »Il mio desiderio – prosegue la nota -, che certo non è di oggi, è che si avviino tutti gli atti necessari che giuridicamente consentano l’attività ospedaliera, senza i quali non è possibile espletare un bel niente. E ciò a tutela dei pazienti e degli operatori sanitari tutti. Quando dico, pertanto, che vengo pagato per non fare niente, è perché, invece, vorrei organizzare quanto necessario alla attività ospedaliera. Allo stato, quali garanzie hanno i pazienti di ricevere prestazioni in emergenza ed urgenza presso quello che viene definito, non da me, Pronto Soccorso? E’ possibile rendere prestazioni senza l’ausilio delle Unità Operative di supporto ad un Pronto Soccorso? Dove i cardiologi, i rianimatori, i radiologi, i chirurghi, i medici di medicina di urgenza utili a garantire le prestazioni? Dove le unità operative con posti letto? Se per un paziente dovesse essere richiesto il trasferimento in altro ospedale per patologie gravi può avvenire senza la presenza di rianimatore in autoambulanza? Ricordo al sindaco che le emergenze e le urgenze non sono programmabili e che i pazienti vanno tutelati h24 e non a rate».
Poi la stoccata finale: «A riguardo, poi, della mia impossibilità di prendere servizio (il direttore sta godendo dei giorni di ferie per infortunio sul lavoro, anche questo facilmente documentabile, ndr), il sindaco ha avuto una brutta caduta di stile magari legata al nervosismo o all’età o ad entrambi le cose. L’aver chiesto, poi, la sostituzione del dirigente sanitario, dimostra come la politica interferisca in competenze che non sono sue, come l’avvio di procedimenti disciplinari. Forse, non sarebbe stato meglio che l’inaugurazione fatta nel novembre scorso venisse rimandata all’attivazione reale delle attività ospedaliere. Comunque caro sindaco, le mie considerazioni sono state inviate al Procuratore della Repubblica di Paola, abbi, pertanto, la pazienza di constatare se avranno seguito. Cordialità Vincenzo Cesareo».