I dati diffusi qualche giorno fa da un sito del Gruppo L’Espresso
Lo chiamano gioco ma c’è poco da stare sereni. Il gioco d’azzardo divora le famiglie come un cancro fino a sfasciarle, a mandarle al lastrico. Il fenomeno è molto più di diffuso di quanto si pensi ma se ne parla ancora molto poco rispetto alla sua gravità.
Fortunatamente, qualche giorno fa sono stati diffusi i dati dai quotidiani nazionali, che rimandano al sito di elaborazione dati del Gruppo Espresso dove ognuno può calcolare i danni del gioco d’azzardo nel proprio Comune, laddove per danni si intende la cifra annua spesa per giocare alle macchinette mangiasoldi dello Stato.
Complessivamente gli italiani nel 2016 hanno giocato per 95 miliardi di euro. Miliardi, non milioni. Come quasi 24 manovre “di sangue” governative come quella che ci fu all’epoca della presidenza di Mario Monti, che introdusse la tassa sulla prima casa. Come quai otto volte la cifra che lo Stato italiano assicura al Vaticano ogni anni tenendo fede ai Patti Lateranensi. Come quasi cinque manovre per il salvataggio delle banche italiane in crisi. Una cifra abnorme.
Ma vediamo nel dettaglio, cosa accade sul Tirreno cosentino.
A Praia a Mare, la cui popolazione è composta da 1.988 abitanti, la giocata procapite è di 366 euro a fronte di un reddito procapite di 12.718 euro. Attenzione, il dato si riferisce alle sole Awp (chiamate anche “New Slot”, accettano solo monete e sono presenti anche in bar e tabaccherie) e non anche alle Vlt (Videolottery, accettano anche banconote, sono presenti in locali dedicati e consentono giocate e vincite più alte) che non sono presenti in questo Comune. Pertanto la spesa complessiva delle giocate è di ben 728.520,00 euro.
Il numero degli apparecchi sparsi in città sono 35 e quindi ci sono 17,6 dispositivi per ogni 1000 abitanti.
Rispetto all’anno precedente, e cioè il 2015, si conta il 29,6% in più di apparecchi Awp ma l’13,5% di giocate in meno.