Il Codacons denuncia l'ente di riscossione Soget ipotizzando il reato di estorsione

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Il Codacons denuncia l'ente di riscossione Soget ipotizzando il reato di estorsione

La decisione dopo le denunce dei cittadini che hanno lamentato fermi amministrativi per debiti ritenuti palesemente spropositati, irrisori, rispetto all’azione esecutiva
 
L’Associazione si rivolge alla Procura ipotizzando il reato di estorsione: «Mi hanno fermato la macchina per costringermi a pagare soldi che non devo». Questa è una delle tante denunce che riceviamo – spiegano dal Codacons – che gettano ombre sulla correttezza e la legittimità dell’attività di riscossione. Ma non solo “fermi”, anche pignoramenti in banca eseguiti, addirittura, all’insaputa dei cittadini che, non sapendo nulla dell’avvenuta esecuzione, rischiano concretamente di essere “protestati” in caso di emissione di assegni. Il tutto anche per debiti di importo palesemente spropositato, irrisorio, rispetto all’azione esecutiva.
Il Codacons, preso atto delle numerose segnalazioni di chi, giustamente, si ritiene ingiustamente vessato, ha presentato una dettagliata denuncia presso la Procura della Repubblica di Catanzaro, nei confronti della società di riscossione Soget SpA. Chiediamo che la Magistratura – spiega l’avv. Francesco Di Lieto, vicepresidente nazionale del Codacons – voglia verificare se i comportamenti di Soget integrino estremi di reato. In particolare riteniamo possano configurarsi a carico della società di riscossione i reati di estorsione e di atti persecutori. Soget, infatti, prima di procedere nei confronti dei contribuenti – sostiene Di Lieto – dovrebbe svolgere accurati accertamenti circa la legittimità della pretesa e la correttezza degli atti presupposti. Tuttavia, quando riceviamo notizia di pignoramenti eseguiti all’insaputa dei Cittadini, quando assistiamo a fermi amministrativi per debiti inesistenti – prosegue Di Lieto – allora non possiamo non ritenere che siffatti comportamenti costituiscano non una deprecabile eccezione, bensì il modus operandi della società. Un sistema che non è possibile tollerare e che le Amministrazioni comunali, purtroppo, tollerano, in pieno disprezzo dei diritti dei Cittadini. Del resto “pecunia non olet”. Eppure l’art. 629 del codice penale sembrerebbe chiaro – incalzano dal Codacons – “chiunque, costringendo taluno a fare o ad omettere qualche cosa, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da cinque a dieci anni”.
Ma non solo di estorsione si parla nella denuncia del Codacons, viene ipotizzata anche la violazione dell’art. 612-bis del codice penale, che punisce “con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita”.
Esattamente quanto accade a tanti, troppi Cittadini che si ritrovano esposti ad un’attività di riscossione che definire “selvaggia” non è certo un eufemismo. Per questo motivo avevamo chiesto – conclude Di Lieto – al Sindaco di Catanzaro ed all’intero Consiglio Comunale di imporre limiti all’attività di Soget ovvero a valutare la revoca dell’affidamento del servizio di riscossione, anche alla luce delle verifiche effettuate dall’ANAC, l’Autorità AntiCorruzione, che ha avuto modo di “bacchettare” duramente Soget. Il tutto quale forma di rispetto verso tutti i Cittadini che, troppo spesso, subiscono intollerabili soprusi dall’attività di riscossione. Ma, com’è noto, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
 

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