Una profonda quanto attuale riflessione sulle responsabilità dei giornalisti e i gusti dei lettori: «Il lettore è una creatura strana, viene attratta da notizie che hanno per oggetto la mostruosità quotidiana»
Perché ci meravigliamo di come vanno le cose se la curiosità e la sete di sapere sono venute meno? Perché ci lamentiamo dell’ignoranza se la conoscenza è diventata didascalica e priva di confronto?
La responsabilità è di chi legge o di chi informa?
Be’, la verità sta nel mezzo, come sempre, e ha connotati sociologici. Partiamo da questa domanda, cosa chiede il lettore?
Il lettore è una creatura strana, viene attratta da notizie che hanno per oggetto la mostruosità quotidiana. Attirano gli scandali, gli incidenti, le catastrofi e tutto ciò che concerne la negatività. Inutile scaricare la colpa sui giornalisti, accusati di raccontare solo cose negative; le belle storie ci sono, ma pochi le vogliono leggere. Se poi si parla di cultura, allora, le visualizzazioni scendono in picchiata. Tutte queste cose non interessano, ci vuole roba forte.
Non parliamo poi di quelli che dovrebbero essere gli approfondimenti, che servono solo ad alimentare il sospetto. Infatti, un’altra caratteristica del lettore telematico, spesso affetto dalla tuttologia compulsiva, è l’insinuazione del sospetto, che sfocia nello sproloquio in cui la presunzione primeggia. In questo circolo vizioso in cui il giornalista si trasforma in paladino della giustizia e portatore di luce, mentre il lettore diventa suddito di insinuazioni strumentali che sembrano inoppugnabili, l’informazione diventa confusa.
Ma proprio nel momento in cui questo avviene, dovrebbe nascere nel lettore la voglia di ricercare e di approfondire. Ma, ahinoi, questo avviene rarissime volte; quindi, se è vero che esistono giornalisti truffaldini, è vero anche che esistono lettori allocchi.
Partiamo da questo, quindi.
di Forbidden