Secondo la legge dei numeri, e come dimostra la regola commutativa di addizioni e moltiplicazioni, anche cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia.
Ma cosa c’entrano le leggi matematiche con il santuario della Madonna della Grotta di Praia a Mare? Ve lo spieghiamo subito.
In un passaggio di un nostro articolo del 27 maggio del 2016, scrivevamo: «Si era opposto a certi ordini e aveva tentato di evitare abusi e soprusi che mortificano, ancora una volta, quel Santuario che da sempre è stato oggetto di contese, da parte di chiunque, per soldi e potere».
Il soggetto in questione è il parroco allora rettore del santuario e gli abusi a cui facevamo riferimento nell’articolo (clicca qui per leggerlo) era proprio il progetto dell’ascensore. In sostanza, dicevamo, il prete era stato “punito” da qualcuno perché diceva che la politica non doveva intromettersi nelle questioni religiose e quando aveva manifestato il disappunto per quello scempio che avrebbe permesso la trivellazione della parete rocciosa, era stato messo in piedi uno pseudo scandalo per mandarlo via, poi, grazie alla rivolta popolare, solo privato del suo rettorato al santuario. Così, arriva il nuovo prete a cui monsignor Bonanno auspica dal sito ufficiale del santuario «una maggiore collaborazione con l’amministrazione comunale». Giusto per essere chiari.
Però a Bonanno il nostro articolo non va giù e ci querela, il Pm dispone l’archiviazione, ma il legale si oppone alla decisione. Così scoppia il caos mediatico grazie al sostegno della associazioni dei colleghi giornalisti, il vescovo chiede a marzo di ritirare la querela nei nostri confronti ma stavolta ci opponiamo noi: se abbiamo diffamato qualcuno vogliamo essere condannati. Senza il minimo sconto. E invece no, il giudice archivia per la seconda volta, precisando nell’ordinanza che nel merito la notizia di reato nei nostri confronti era addirittura infondata (clicca qui per leggere l’articolo).
Stamattina l’affondo. All’ascensore evidentemente non si sono opposti solo il prete e cinque associazioni ambientaliste, ma pure la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Cosenza, che vagliando il progetto nei giorni scorsi gli ha rifilato un bel due di picche (clicca qui per leggere l’articolo). Insomma, sostituendo i parroci, il risultato è rimasto uguale.
Tempi duri per la curia cosentina, che prima incuteva timore anche solo a nominarla, mentre oggi il suo potere si sta sgretolando come le pareti rocciose di un santuario sotto le trivelle. Quando si dice… il karma.