È la storia di sempre che, puntualmente, si ripete a ciclo continuo, impegno di spesa preso per un determinato servizio ma, non si sa come, arrivati a metà dell’anno i soldi sono finiti, scuse e pretesti si sprecano e il servizio rischia lo stop da parte di chi lo gestisce. Questo e tanto altro accade nell’ASP di Cosenza con alla guida il direttore generale Raffaele Mauro, ormai stabilmente sui quotidiani per l’opinabile gestione dell’azienda sanitaria che sta caratterizzando il suo operato ma difeso e protetto da quella parte della sinistra calabrese che perde sempre più popolarità portando il consenso a minimi storici mai registrati.
Ma la sinistra in Calabria è così, auto lesiva, e nonostante vari problemi e grosse difficoltà all’interno dell’ASP di Cosenza, tutti prodotti da una gestione monopolistica interna alla sinistra, piove dal cielo anche il rischio che i pazienti sottoposti a dialisi non vengano più accompagnati presso gli ospedali poiché le associazioni che gestiscono il servizio da mesi non vengono più rimborsate pur anticipando migliaia di euro tra spese vive e carburante.
Non si comprende come le regole poste alla base della contabilità degli enti vengano continuamente modificate e sembrano non valere per l’ASP di Cosenza; un impegno di spesa presuppone che vi sia la copertura finanziaria per quel determinato servizio pertanto non si comprende come si possa arrivare a metà anno senza avere più copertura.
A questo punto o l’impegno di spesa non poteva essere assunto oppure i fondi destinati a quel servizio sono stati distratti e stornati per essere utilizzati in altri settori; sta di fatto che un altro servizio sta zoppicando in modo evidente e precario da mesi e rischia di fermarsi. Di chi è la responsabilità? Come sempre si sa ma non si sa.
D’altra parte ancora una volta l’ASP si afferma come pozzo senza fondo al servizio più della politica e dei suoi seguaci che della popolazione e quel che è peggio è che misure immediate e dirette, di enorme risparmio e deciso potenziamento dei servizi basilari, come ad esempio quello dell’emergenza urgenza 118, non si vogliono adottare con chiaro disagio e precarietà per tutta la collettività ma anche per lo stesso personale dell’azienda sanitaria. D’altra parte non è la prima volta che si mette in evidenza l’assurda organizzazione della sanità di casa nostra dove il commissario alla sanità è un ingegnere, il direttore generale dell’ASP è un depresso dichiarato tale dal tribunale e il direttore del 118 è lì da anni senza concorso pur essendo stato condannato con sentenza definitiva per omicidio colposo nell’esercizio della sua professione. A voi le dovute conclusioni.
Lettera firmata