«L’ospedale che non esiste. Una vergogna. Una vergogna che non conosce confini. Il sapere di prendere in giro la gente e continuare a farlo. Indecente. Quattro anestesisti inviati a Praia a Mare per 60,00 (dico sessanta) euro all’ora nel mentre tolgono gli infermieri a Gastroenterologia e a Dialisi. Anestesisti che non faranno nulla perché manca la chirurgia. E il Pronto soccorso, a chi servirà? Si allungheranno i tempi di intervento e il paziente ne subirà le conseguenze. Abbiate solo cura di stare bene. Questo è il mio augurio».
A scrivere il post al vetriolo è il giornalista belvederese Antonella Troya, dopo la denuncia affidata alla stampa sui disagi creati ai dializzati, pur di fingere una perfetta organizzazione di un ospedale che nella realtà non esisterebbe e Dio solo sa se esisterà mai.
A supportare la teoria di Troya ci si mette anche il neo dirigente dell’ospedale di Praia a Mare, il dottor Vincenzo Cesareo, che affonda il colpo alla vigilia dell’inaugurazione del “nuovo” nosocomio praiese: «Se il commissario Scura non adotta un decreto con il quale inserisce Praia nella rete ospedaliera ed in quella della emergenza/urgenza, non si può certo parlare di riapertura. Ad oggi sembra solo una presa di posizione da parte di chi non ha alcuna competenza sulla organizzazione della sanità in Calabria, anzi ci sono delle grosse responsabilità anche contabili delle quali qualcuno verrà chiamato a rispondere. Tutti vogliamo le riapertura dell’ospedale di Praia per ovvi motivi, ma non abusando della credulità popolare».
E quando sembrava che la soap opera sull’ospedale di Praia potesse finalmente finire, ecco che si aprono nuovi, inquietanti scenari.