(Fonte foto: dal web)
A Fontana è stato dato il benservito. La ripresa degli allenamenti, in programma tra poco, sarà diretta da Occhiuzzi. In attesa di sapere chi sarà il nuovo “inquilino” della panchina. La Cosenza calcistica, destabilizzata da un inizio di campionato “trhilling”, è ferita. Sanguinante nell’entusiasmo e nella passionalità. I 4 schiaffi di Siracusa, hanno lasciato il segno. La squadra, anche sull’erbetta del “De Simone” ha “mollato” mentalmente e caratterialmente e ha evidenziato come anche dal punto di vista della tenuta fisica e della condizione atletica, c’è tanto su cui interrogarsi. La “fragilità” difensiva, le “amnesie” di centrocampo, la “latitanza” di amalgama, l’”insussistenza” di gruppo e le “dimenticanze” negli ultimi sedici metri, sono allarmanti. Una situazione di pericolo, resa ancora più complicata dalla freddezza dei numeri: il Cosenza, solo a Matera e nella gara interna con l’Andria, ha assaporato il gusto di un punto. Per il resto, solo sconfitte, occasioni perse, gol incassati a grappoli e reti segnate con il contagocce.
Di chi la colpa? L’ambiente, spaccato da frizioni interne e fazioni opposte, diviso tra tessera “sì” e tessera “no”, un punto di accordo comune l’ha trovato, identificando le responsabilità di questo disastro pallonaro in Guarascio, Fontana e Trinchera. Tra il presidente e la tifoseria, non è mai, si sa, scattata la scintilla dell’amore. E, la “febbre” del malcontento è racchiusa in quegli slogan contro il patron di Ecologia Oggi, accusato di non avere ambizioni, di non essere un vero tifoso dei Lupi e di essere un uomo legato al pallone, solo per interessi personali, politici ed imprenditoriali. Il patron Guarascio, rimasto da solo al comando della società, nonostante la pioggia di critiche e lo “tsunami” di cattiverie che, puntualmente, lo travolgono, è l’unico ad avere dato una chance di vita e un’occasione di rinascita al calcio cosentino. Senza Guarascio, la Cosenza pallonara, si sarebbe dovuta trovare una valida alternativa e il “Marulla” sarebbe diventato un “tempio” dei ricordi o un “museo”, scolorito di rossoblù.
Gaetano Fontana, arrivato a Cosenza con tanta voglia di riscattarsi e con in testa e in tasca un calcio sparazzino, veloce, entusiasmante e produttivo, si è reso conto di aver sbagliato più di qualcosa nella sua formula matematica tecnico-tattica. La sua panchina, messa sovente in discussione, da diventata “bollente” è diventata libera. Il Cosenza si guarda intorno, selezionando profili: D’Angelo, Braglia, Drago, Paladino, Galderisi, sono le figure che, con maggiore insistenza, potrebbero “sfrattare” l’ex tecnico della juve Stabia dalla panca silana. Tra nomi certi, candidature probabili e sogni proibiti (vedi Mimmo Toscano, ndr), c’è anche chi, molto sommessamente, sogna un ritorno: quello del “Santo”. Ma, la soluzione Roselli, appare impraticabile, soprattutto per come il tecnico di Montrone si è lasciato con la piazza. In serata, al massimo nelle prossime 24-48 ore, dovrebbe uscire la fumata bianca. Il terzo “imputato” è il diesse Trinchera. L’uomo-mercato, ex artefice del “miracolo” Virtus Francavilla, ha perso l’effetto magico del suo “tocco”. L’arruolamento di gente esperta e uomini spogliatoio, con alle spalle palmares di tutto rspetto, come Pascali, Bruccini, Loviso, Idda, Dermaku, non hanno, almeno finora, portato nessun beneficio alla causa. Stessa cosa vale per quel manipolo di ragazzi, strappati ad un’agguerrita concorrenza: Palmiero, Tutino, Trovato, Liguori, Pasqualoni, Boniotti, non sono riusciti a dimostrare di essere da “Lupi”. Senza dimenticare lo zoccolo duro: Perina, penalizzato da questo nuovo modulo tattico, soffre maldettamente la posizione di libero aggiunto ed appare indeciso nelle uscito e incerto tra i pali; Corsi, promosso capitano, soffre più la responsabilità dei “gradi” che la condizione atletica e la sua scarsa duttilità tattica; Pinna e D’Orazio, finora hanno più deluso che sorpreso, così come Statella, il cui turbo è ingolfato. Senza dimenticare Baclet, cambiato nel fisico, ma “smarritosi” nei movimenti tattici e nella via della rete e Mendicino, messo anche ko da uno strappo muscolare.
Tutta colpa di Fontana? Certo, se una squadra, non composta da campioni ma, nemmeno da brocchi, perde tre match su cinque in campionato e una in Coppa Italia, incassando dieci gol e segnandone appena quattro, una responsabilità tecnica c’è, inutile nasconderlo. E, allora? Allora bisogna aspettare che Guarascio e Trinchera, scelgano il nuovo mister e il futuro del Cosenza. Intanto il calendario bussa alle porte. E, anche forte: sabato arriva il Catania, poi si viaggia verso Reggio e poi ecco la Casertana, sotto lo sguardo di Sportitalia con la diretta tv. Un trittico di gare difficile. Un trittico di gare che dirà se, il male del Cosenza era Fontana o se il Cosenza è malato di “masochismo” per inadeguatezza della sua rosa.