Se esistesse ancora il senso del pudore tra i politici che ci governano, questo sarebbe uno dei casi per il quale tutti, quelli coinvolti e quelli che non hanno fatto nulla, complici dei coinvolti, dovrebbero mettersi in un angolo a farsi deliberatamente una buona oretta di vergogna. Faccia al muro. In ginocchio, sui ceci.
E invece non si vergogna nessuno. E non si vergognerà nessuno. Perché la Calabria la comanda dio potere, quella forza invisibile e beffarda che non prova pietà nemmeno innanzi a un bimbo gravemente malato e a una mamma sola che si sta ammalando più del figlio per vedersi riconosciuto uno straccio di diritto.
Antonio Maria, 7 anni, è andato a scuola. Dovrebbe essere una notizia normalissima, anzi non dovrebbe neppure essere una notizia, perché per tutti è la normalità andare a scuola. Non per lui che la vita l’ha messo a dura prova quando è nato, subito affetto da leucomalacia periventricolare cistica (il rammollimento patologico della sostanza cerebrale, cioè di una parte dell’encefalo funzionale alla trasmissione degli impulsi nervosi, ovvero, una lesione della sostanza bianca di origine ischemica), e quando è cresciuto, in Calabria, dove i diritti non sono diritti ma concessioni. Da chiedere con garbo e gentilezza. E forse, ma forse (dipende da un sacco di cose!) ti verranno concessi.
Ad Antonio Maria è andata di male in peggio. E’ nato in Calabria ed è cresciuto a Cosenza, dove una mamma sola ha dovuto lottare come un leone per due anni per iscrivere il proprio figlio a scuola, dove un Comune non solo non concede il bus con pedana per disabili per non meglio precisati motivi ma nega spudoratamente davanti alle telecamere che sua madre ne abbia mai fatto richiesta.
Del suo caso si occupano tutti i media locali e trasmissioni televisive nazionali come Striscia La Notizia. Ma la situazione non si sblocca. Fortunatamente mamma Rosita è più testarda del sindaco Occhiuto, il suo entourage e di tutti i dirigenti dei settori interessati, e così, pochi giorni fa, con ben due anni di ritardo, il piccolo può finalmente andare a scuola “Don Milani – De Matera”. A condurlo fino a lì, un pullman del Comune del Comune di Cosenza, sul quale viaggiano anche due accompagnatrici messe gratuitamente a disposizione, pur non avendone l’obbligo, dal Comune di Mendicino, dove mamma e figlio tuttora risiedono.
Mentre tutti piangevano nei primi giorni di scuola Antonio Maria rideva, perché, come dice con amara ironia sua madre, ha la fortuna di non rendersi conto di ciò che accade intorno. E in fondo Antonio Maria non sarà mai neppure un votante. Come dire, il piccolo per la burocrazia italiana è un cittadino di serie b, un peso. Per cui se ha impiegato due anni per arrivare tra i banchi di scuola non bisogna incazzarsi, bisogna festeggiare. Meglio tardi che mai.
Ma per sua madre, una donna esile tutta nervi ed emozioni, grata alla vita nonostante tutto, oggi non è il tempo delle polemiche e il “regalo” è stato una sorta di miracolo per il quale ha tenuto a ringraziare pubblicamente quanti hanno contribuito. Ecco le sue parole.
“Con profonda gratitudine, dedico l’immensa gioia che ha provato il mio adorato Antonio Maria durante il suo primo giorno di scuola alla mia splendida Famiglia, alla Dirigente scolastica Imma Cairo dell’Istituto “Don Milani – De Matera” di Cosenza in cui ho iscritto il mio bimbo, al corpo Docenti tutto, a tutto il Personale scolastico, ai dolcissimi compagni di classe di Antonio Maria, alle splendide Assistenti che viaggiano sul pulmino insieme a lui, al Comune di Mendicino – che pur non essendo obbligato ha fornito al mio bimbo tali figure professionali – e allo stimatissimo Avvocato Nadya Rita Vetere, senza il quale il mio adorato bimbo non avrebbe mai potuto vivere questa esperienza meravigliosa.
Con altrettanta profonda gratitudine, ringrazio tutto il Movimento NOI per il supporto sempre adeguato, giusto e profondamente umano che in questa mia battaglia non mi ha fatto mai mancare, offrendomi l’opportunità di avvalermi di questa mia personale, lunghissima e dolorosissima vicissitudine per aiutare chi – come mio figlio – é ancora vittima dell’abbandono istituzionale e civile.
Ringrazio anche tutte quelle persone che non hanno compiuto il proprio DOVERE, poiché è proprio grazie a tutta la sofferenza che mi hanno fatto vivere per due anni e fino a questa mattina, che io ho compreso meglio il valore dell’onestà intellettuale e della correttezza.
E come non ringraziare tutti Voi, amici miei carissimi, “virtuali” e non, per tutto l’affetto sempre dimostratoci!
Infine, ma non per importanza, ringrazio con tutto il mio cuore mio figlio Antonio Maria per il giusto senso che riesce a dare sempre alla mia esistenza.
Grazie di cuore a tutti!
Grazie di cuore, figlio mio”.