(Fonte foto: dal web)
Le vergogna della sanità calabrese continua. Appurato che il rapporto tra la sanità calabrese ed i suoi clienti non è dei migliori, prenderemo in considerazione il caso particolare dei pazienti dializzati in lista di attesa per l’intervento risolutivo di trapianto e quelli che purtroppo non hanno quei requisiti, ma tutti, nel frattempo, in terapia sostitutiva per il filtraggio del sangue.
Tale terapia, chiamata tecnicamente emodialisi, richiede la presenza del paziente in ospedale in appositi reparti per più volte a settimana, per un totale di 12/13 volte mensili per 3/4 ore a trattamento. Inutile dire che tale terapia è salvavita per i pazienti nefropatici in stadio terminale e porta talmente tanti squilibri nella vita del paziente che profila un invalidità del 100%. Ma il benefit mensile di invalidità è di soli 289 euro e i Comuni, nella quasi totalità dei casi, utilizza dei fondi appositi per garantire altri 250 euro mensili ai pazienti in questa particolare condizione. Ma ovviamente non in Calabria, perché i pazienti calabresi sono di serie B.
Primo grande maltorto ingiustificato, ci basterebbe quindi trasferire la residenza di 1500 metri in quel di Castrocucco per aggirare il sistema, ma non lo facciamo, perché non siamo noi ad essere nel torto. Oltre al Comune, tecnicamente, visto che i centri dialisi sono pieni e spesso ci si deve spostare per la terapia, ci sono dei rimborsi (ridicoli, ma ci sono) da parte dell’A.S.L., che paga qualche euro per i pazienti che si recano fuori paese con i propri mezzi per la terapia dialitica. Ad esempio, un paziente che dializza una volta a settimana nel reparto dialisi di Lauria (Pz) partendo da Praia a Mare (Cs) ha un rimborso di circa 60 euro.
Teoricamente, e solo teoricamente, perché l’attuale situazione di questi rimborsi è che i pagamenti sono fermi al mese di aprile, inizio aprile per la precisione. Ma nel frattempo i pazienti devono andare, non possono decidere di saltare la terapia se vogliono vivere fino alla terapia successiva, e così via per tutta la vita fino al giorno tanto temuto ed agognato del trapianto.
I pazienti non possono prendere una vacanza dalla dialisi, ma se non possono lavorare o non hanno i mezzi necessari per sottoporsi a terapia salvavita, è giusto che lo Stato venga meno a ciò che spetta di diritto a tale categoria di cittadini?
L’impotenza che si prova quando si cerca di arrivare a qualcuno che possa dare spiegazione di tali ritardi è altro affare, e qui apprendi dello scaricabarile all’italiana. L’ufficio di riferimento di Praia chiama l’azienda sanitaria a Paola, ma lì è stato fatto tutto, dicono, il problema è in banca a Cosenza, ma la BNL ha fatto tutto, dicono, allora si torna in banca a vedere se il bonifico sia arrivato, ma niente e domani si torna a dializzare.
Con o senza l’aiuto dello Stato, con o senza i vostri soldi, i pazienti dializzano,4 ore di sofferenze per averne 48 con i propri cari, 48 ore che dovrebbero essere produttive e serene e non perse dietro alle solite barzellette calabresi.
di Albino Console
Albino Console, 37 anni, si è diplomato al liceo classico Aldo Moro di Praia a Mare e si è laureato in Infermieristica ed Ostetricia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, specializzandosi in seguito in rianimazione cardio polmonare d’urgenza e maxi emergenze. Dopo aver lavorato presso un ospedale d’eccellenza del sud Italia e privatamente sull’alto Tirreno cosentino, si dedica all’attività di blogger per la testata giornalistica on line La lince – La penne nella piaga, con maggiore riguardo per gli argomenti che riguardano la sanità del suo territorio. Da qualche tempo ha intrapreso il percorso che lo porterà a diventare un giornalista pubblicista e a breve pubblicherà il suo primo romanzo.