(Nella foto, Vincenzo Cesareo. La foto è del giornalista Antonello Troya)
Emblematico, a tratti duro, ma mai sopra le righe. Capace di un aplomb invidiabile pur ammettendo la sua fragilità. Il dottor Vincenzo Cesareo ha fatto uno strappo alla regola e per una volta sul web ha parlato della sua vita privata. In particolare, di quell’addio all’ospedale che dirigeva fino a una settimana fa cui l’ha costretto Raffale Mauro, direttore generale dell’Asp.
Poche righe, nessuna accusa, nessun sentore di una guerra che invece è in atto e che i soldati dei generali della sanità stanno mettendo in atto probabilmente per mettere il medico cetrarese “fuori dai giochi”. Noi ne abbiamo parlato qui, ma se dovessimo spiegare la sanità cosentina e di tutti i suoi intrighi nella sua interezza, non basterebbe un’intera enciclopedia.
Vincenzo Cesareo, dicevamo, saluta il suo incarico di direttore sanitario dell’ospedale Iannelli di Cetraro con un messaggio malinconico e pacato che dà l’impressione di essere un addio. Ma per chi sa leggere tra le righe, il messaggio che vi mostreremo qui di seguito non è altro che la dichiarazione dell’inizio di un’estenuante battaglia per il ripristino della verità e un giustificatissimo arrivederci.
“Permettetemi di dire solo due parole ai miei concittadini che hanno tanto a cuore la sanità. La mina vagante se ne è andata. Così in molti mi chiamavate, pensando che non vi sentissi. Ma le mine vaganti servono a portare il disordine, a prendere le cose e a metterle in posti dove nessuno voleva farcele stare, a scombinare tutto, a cambiare i piani. Negli anni ho imparato che la cosa più importante di tutte: a sorridere quando sto male, quando dentro vorrei morire. Non siate tristi per me, quando non sentite la mia voce in ospedale: la vita non è mai nelle nostre stanze. Moriamo e poi torniamo, come tutto”.