Secondo quanto riporta Rete 3 Digiesse, venerdì sera i sindaci di Tortora e Praia a Mare, Antonio Praticò e Pasquale Lamboglia, hanno incontrato i medici del Capt per discutere della riorganizzazione post-riconversione del nosocomio della Città dell’Isola Dino.
Niente di segreto, specifica il cronista Martino Ciano, ma si starebbe lavorando in silenzio, a ragione, per non ostacolare le delicate operazioni propedeutiche al decreto di riapertura che dovrebbe arrivare entro e non oltre il 30 settembre, e nessuno più dei medici che vi lavorano all’interno sanno cosa è meglio per rispondere alle esigenze di migliaia e migliaia di utenti.
Ma se pensate che da qui all’ipotetica riapertura sarà tutto rose e fiori, scordatevelo.
Come abbiamo raccontato nel corso di tutti questi anni, le strutture sanitarie sono anche covi di galoppini politici piazzati ad arte per raccogliere i malumori e testare il terreno. E certamente riferire ai capi chi dice cosa. La struttura di Praia a Mare non fa eccezione, tanto che, possiamo affermarlo con assoluta certezza, da almeno due anni gli inquirenti hanno concentrato le loro attenzioni su alcuni soggetti (solo alcuni, o meglio, un numero molto ristretto) per provare a sbrogliare una matassa intrisa di interessi e presunti illeciti, tutti da inquadrare in un un collage di rapporti più o meno ambigui che sfociano in tutte le categorie possibili e immaginabili.
Quello che stiamo cercando di dire, in parole più povere, è che ancora oggi nella casa della salute praiese c’è chi rifiuta nettamente l’idea di una possibile quanto presunta riapertura. C’è chi per rapporti di varia natura incontra sistematicamente i boss della sanità ad ampio raggio, quelli assai in alto, collanti di boss veri e propri, quelli di ‘ndrangheta, che questa licenza di Eugenio Sciabica, attuatore della sentenza, non la vedono proprio di buon occhio.
Quello che ci dicono i beninformati è che nella struttura c’è più di una Penelope, che di giorno tesse la tela e la notte la sfila.
Ma allora, chi vincerà questa guerra? L’ospedale civile riapre o non riapre? Qualcuno ci assicura che la soluzione è a portata di mano e che si applicherebbe già per la seconda volta. Proprio come successo un anno fa a Trebisacce, altro ospedale di confine calabrese interessato dalla riconversione, arriverà un decreto a fingere teoricamente una riapertura e mettere d’accordo una parte di popolazione, mentre nella realtà rimarrà tutto come prima. Cosicché si possa accontentare anche l’altra parte. Quella più subdola della società.