(Gabriele Carchidi mentre si accinge a recuperare i computer dissequestrati. Fonte: Iacchite’)
Dopo il blitz e il relativo sequestro del giugno scorso (clicca qui per leggere la notizia) disposto dalla Procura di Cosenza, due giorni fa i Carabinieri hanno comunicato il dissequestro di tutto il materiale cartaceo ed informatico acquisito nelle abitazioni e nella redazione dei due principali redattori di Iacchite’: Michele Santagata e Gabriele Carchidi, che è anche il direttore del sito nato come supporto telematico della rivista Cosenza Calcio.
Ai legittimi proprietari sono stati restituiti 5 PC, 2 tablet, 8 penne USB, decine di DVD, un hard disk, e scartoffie varie insieme a un verbale che motiva così la decisione: “Visto il contenuto del verbale di sequestro operato dal reparto Operativo Nucleo Investigativo dei carabinieri di Cosenza in data 30.06.2017; ritenuto che non è necessario mantenere il sequestro ai fini della prova in quanto non ravvisandosi esigenze di carattere probatorio da tutelare con il mantenimento del vincolo dei beni in giudiziale sequestro: P:Q:M dispone il dissequestro di tutto il materiale in giudiziale sequestro, ordinandone la restituzione ai legittimi proprietari”.
L’operazione, a detta di chi l’ha eseguita, rientrava nell’ambito di una operazione antidroga, pertanto il sequestro dei dispositivi era sembrato non solo illogico ma anche illegittimo. Ai più, addirittura, era sembrato proprio un modo subdolo per mettere le mani nei dispositivi elettronici e scovare le fonti dei due redattori, che tra un’anticipazione e l’altra, questa e quell’altra indicibile inchiesta, parlano costantemente di presunti abusi di potere da parte della procura che ha disposto il sequestro preventivo, non senza fare nomi e cognomi dei giudici che secondo Iacchite’ contribuirebbero a rendere la procura cosentina più simile a un porto delle nebbie che a un luogo di giustizia.
Oltretutto non sarebbe la prima volta che la Procura di Cosenza userebbe metodi poco ortodossi nei confronti della redazione di Carchidi (clicca qui per leggere la notizia).
Per la cronaca: nell’operazione antidroga di stupefacente non è stata trovata neanche l’ombra. Neanche nei computer. Niente, neppure un grammo d’erba.
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