Il Medio Oriente è di nuovo “il ring del mondo”, come l’ha definito lo storico Yuval Noah Harari. Quanto sta accadendo dal 10 maggio, con una pericolosa e drammatica escalation delle violenze, non può lasciarci indifferenti perché ci riguarda e chiama in causa le responsabilità nostre e della comunità internazionale.
Da decenni assistiamo a continue violenze da una parte e dall’altra e ad una mai veramente attuata coesistenza pacifica. Il dettato dell’ONU “due popoli due nazioni” stabilito con la risoluzione numero 181 del 29 novembre 1947 è ancora un’utopia. Un conflitto atavico mai risolto che sta mietendo vittime innocenti da una parte e dall’altra. Anche il dibattito di questi giorni si sta arenando su posizioni che ricordano gli anni ’70: pro o contro Israele. L’Occidente non riesce a dire parole chiare di condanna verso le violenze perché probabilmente sulle nostre coscienze pesa ancora come un macigno la Shoah e quell’orrore.
C’è voluto il solito e straordinario Papa Francesco per ricordarci che la questione importante e attuale è schierarsi contro la guerra. Dire “cessate il fuoco” non è una dichiarazione di intenti politica ma un dovere morale. Di tutti noi. Non è cercare un colpevole ma aiutare a ristabilire la convivenza pacifica. Convivenza pacifica che vogliono ristabilire molti in quella terra martoriata dai missili e dalla storia.
Un auspicio rilanciato in alcune manifestazioni organizzate nel paese: “Non abbiamo paura di collaborare, ebrei e arabi”, recita il cartello di una manifestante della città beduina di Basmat Tab’un. Parole di speranza in un paese ancora segnato e diviso.
I Palestinesi e gli Arabi che abitano la Terra Santa non sono Hamas, non sono tutti terroristi ma per lo più disperati senza voce che stanno pagando le conseguenze della violenza dei terroristi.
Come scriveva l’altro ieri Gad Lerner su Il Fatto Quotidiano “del nostro imbarazzato tacere stanno approfittando i fanatici che si promettono morte tra vicini di casa”. Come Lerner altri intellettuali ebrei stanno prendendo posizione sul bombardamento indiscriminato su Gaza dove si stanno colpendo civili innocenti e strutture come l’edificio dove aveva sede al-Jazeera e l’Associated Press.
Non si risponde alla violenza con la violenza, ai missili con i missili. Non possiamo lasciar vincere i fanatici. La pace è ancora possibile: bisogna condannare fermamente le violenze e lavorare per soluzioni condivise che riaffermino i diritti umani calpestati e il riconoscimento di due Stati democratici, Israele e Palestina. Finché la comunità internazionale non lavorerà in tale direzione senza tentennamenti ci si ritroverà spesso e solo a contare i morti dalle due parti, non vincerà nessuno avremo perso tutti.
Franco Iacucci
Presidente Provincia di Cosenza