La calabria nella morsa del maltempo annega nell’indifferenza politica

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La calabria nella morsa del maltempo annega nell'indifferenza politica

Strade disciolte come neve al sole. Parliamo  dello scenario calabrese in seguito all’incessante pioggia di questi giorni, tra frane e allagamenti che hanno messo sotto scacco diversi paesi, presto  isolati e abbandonati. Pare impossibile, ma ancora nel 2018, in Calabria, vediamo intere strade sgretolarsi, dilaniate da voragini mortali. Pare impossibile, eppure queste stesse immagini non sembrano tanto diverse da quelle degli ultimi anni; il fenomeno, per quanto recente, interessa la nostra regione ormai da  tempo. La punta dello stivale italiano, si sa, si costituisce di un territorio fragile sul piano idrogeologico e, stando all’ultimo rapporto Ispra, il 100% dei comuni calabresi risulta essere a rischio. Un dato allarmante, che spaventa ancora  più se letto alla luce degli ultimi fatti di cronaca, se posto come didascalia sotto le immagini della Calabria in questo mese di ottobre.

 

Non molto tempo è passato dalla morte di una giovane madre e dei suoi bambini a Lamezia  travolti dal torrente in piena, che la Calabria si sveglia piangendo altre quattro vittime, stavolta nella provincia di Crotone. Ma quali sono le cause alla base del fenomeno, quali le responsabilità? La predisposizione morfologica del territorio calabrese, un’orografia complessa, mal difende da piogge di natura torrenziale, bastano così pochi minuti per poter assistere ad alluvioni lampo con rapide colate di frango e detriti. Sono senz’altro piogge straordinarie, nate da un cambiamento climatico che torna così prepotentemente a ricordarci come  la natura ci restituisca tutto ciò che le diamo. A condizionare il rischio idrogeologico, è però senz’altro anche la mano dell’uomo; una mano tesa spesso a creare per distruggere, costruire per danneggiare: abusivismo edilizio, incendi, mancanza di manutenzione del territorio, utilizzo sconsiderato del suolo, il tutto aggravato dalla concentrazione demografica in zone ad alto rischio.

Il dissesto idrogeologico è un problema che investe la Calabria da tempo, un fenomeno quindi straordinario ma non del tutto nuovo, una piaga dal volto ormai ben conosciuto. Nonostante ciò l’azione politica pare limitarsi al momento della conta e riparo dei danni più che alla prevenzione; si guarda a valle più che risalire  a monte del fenomeno e le ragioni non possono di certo essere di natura economica, essendo la prevenzione meno onerosa degli interventi di emergenza.

Puntare quindi alla difesa e tutela del territorio prima delle tragedie potrebbe essere la chiave di volta per la risoluzione, ascoltarne i campanelli di allarme prima del frastuono devastante di una sciagura ambientale, ma, in termini politici, la sensibilizzazione ambientale non porta lo stesso bacino di voti di altre promesse elettorali e così, la speranza di un’incisiva campagna di prevenzione, resta utopia di pochi. Per ora non rimane che leccarsi le ferite, una terra flagellata da troppi mali, vede aggiungersi altre sciagure; si ode il lamento di interi paesi abbandonati a sé stessi, ove alla negligenza locale, si aggiunge la connivenza di uno Stato spesso sordo alle richieste d’aiuto.

La Calabria in questo ultimo periodo si ritrova a dover fare i conti con sé stessa e con anni e anni di deturpazioni, abbandoni, devastazioni. La Calabria quella terra ricca di contraddizioni per antonomasia che per troppe volte è stata messa in un angolo, tenta di rialzarsi inciampando su sé stessa ,vittima e carnefice di un sistema zoppo.

di CARMEN ALTILIA

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