Il mondo dell’imprenditoria è cambiato profondamente negli ultimi trent’anni. La globalizzazione non riguarda esclusivamente i saperi ma anche e soprattutto i mercati. I confini nazionali e sovranazionali sono stati dunque riscritti da una nuova economia che appare sempre più fortemente capitalistica.
In questo panorama Enrico Inferrera, Presidente di Confartigianato Imprese Napoli e componente del direttivo nazionale dell’Associazione di categoria ha da tempo lanciato una idea rivoluzionaria nella sua praticità: promuoviamo un’iniziativa legislativa volta a tutelare le imprese di competenze rispetto a quelle di capitale. Le imprese basate sulle competenze sono quelle in cui il fare umano è prevalente rispetto al denaro. Andiamo dunque dalle imprese artigiane a quelle tecnologiche in cui il ruolo dell’uomo è preminente rispetto a tutto il resto. Questa proposta di Inferrera apre di fatto un vero e proprio universo di considerazioni collegate che di fatto potrebbero consentire di tutelare realmente il “saper fare” delle nostre imprese. Lungi l’idea da parte di chi scrive di condannare il capitale. Difficile immaginare sviluppo senza un elemento fondamentale come la moneta ma al tempo stesso appare indubbio che in assenza di intervento legislativo le piccole realtà rischiano seriamente una moria senza precedenti, entrando di fatto in competizione sempre di più con grandi gruppi industriali che oramai aggrediscono anche i micro mercati.
L’esempio forse più eclatante è quello di Amazon che in una logica di multinazionale rischia di mettere in “offside” anche le piccole realtà artigiane, che non possono competere di fatto con la più importante società attualmente in ambito globale e che al tempo stesso ha basato la propria competitività proprio sull’aggressione ai micro mercati.
Quali dunque le opportunità: innanzitutto una riforma legislativa delle modalità di erogazione del credito per le società di competenze. Si continuano a valutare in maniera ottusa gli asset patrimoniali sottovalutando quelli intangibili rappresentanti dalla conoscenza. Quante piccole e medie imprese falliscono a fronte di un patrimonio di conoscenze che nessuno è capace di valutare appieno? Quale è il costo del depauperamento di questo patrimonio? Altro aspetto importante è quello legato alle procedure fallimentari: troppo spesso start-up basate sulle competenze muoiono ben prima dei fatidici tre anni evidenziati da tutti gli esperti come soglia di mortalità quasi maggioritaria nel settore. Cosa accade a queste start-up? Quale è la perdita globale per la società ? Attenzione: qui non si fa riferimento alle migliaia di start-up oggi create quasi come ammortizzatore sociale. Il riferimento è a quelle realmente innovative, in cui giovani con talento importante sono costretti troppo spesso a cedere a logiche di capitale. Un terzo elemento di tipo legislativo è il riconoscimento del concetto di “azienda di competenza” : la difficoltà è nel creare indicatori in grado di “pesare” e misurare il valore delle competenze in se. Appare tuttavia indispensabile un riconoscimento tout court dell’intelletto, dello studio, dell’arte, della capacità innovativa che non può essere reso pari al mero capitale. La risorsa capitale può essere comune a tante realtà. Il talento e la conoscenza sono nel DNA del singolo imprenditore e per essere condivisi hanno necessità di crescita.
Ed allora il sistema Italia tuteli il suo capitale più puro: la conoscenza. Investa su ciò che può consentire ad ogni territorio di emergere secondo peculiarità che spesso sono anche geolocalizzate: il talento. Si trasformi in capitale reale tutto quanto un territorio investe nella formazione di un giovane. Pensiamo alla Calabria: quanti giovani con talento e conoscenza sono costretti dai bug di sistema a mettere a disposizione di altri territori ed altre realtà tutto il proprio know-how ? Cosa potrebbe accadere se ad esempio una legge anche regionale valorizzasse la knowdlege ? Il tempo che impieghiamo a porci alcune domande è capitale intellettuale bruciato, regalato alla concorrenza internazionale, immolato al culto pagano per eccellenza: il denaro.
Si intervenga con una legge nazionale e/o regionale a tutela delle competenze. Si distinguano le aziende di capitale da quelle basate sulla conoscenza. Si imposti correttamente il futuro di questo Paese, cannibalizzato da una concorrenza estera sempre più meramente capitalista.
di LEONARDO LASALA