In tempi di guerra guai a toccare gli ospedali, diventavano strenuo baluardo e simbolo di quell’umanità impazzita che, fuori le tende, si faceva di tutto e con ogni mezzo per distruggerla.
Oggi che guerra non c’è, almeno quella combattuta con i carri armati, gli ospedali sono diventati bersaglio continuo con le motivazioni più varie, in primis lo scontro strumentale politico ma anche gli scoop di varia natura con la conseguenza che a distruggere non rinuncia nessuno.
In particolare, il presidio ospedaliero di Praia a Mare non riesce a trovare pace ma continua ad essere obiettivo sensibile da colpire, a cui fare la guerra.
Sta succedendo da tempo, forse fin dal giorno della sua chiusura e poi dalla sua discussa, contestata e timida riapertura, seppur in condizioni non ottimali.
Si diceva, in tale occasione, che una nuova creatura era venuta al mondo, che bisognava averne cura, proteggerla, farla crescere ma, ad oggi, questa sensibilità è svanita lasciando spazio a chi, consapevolmente o meno, di fatto rema contro.
Ci saranno sicuramente problemi da risolvere, situazioni da migliorare, qualcuno da richiamare e redarguire, ma rendere l’intera struttura sanitaria e gli operatori tutti oggetto di derisione e scherno pubblico, credo sia eccessivo ed ingiusto.
Chi ha interesse a denigrare evidenzia sempre gli aspetti negativi e lo fa nel peggiore dei modi, chi vuole invece far migliorare e progredire, corregge e sprona al meglio.
Nonostante quel che di negativo si evidenza, sono tanti gli sforzi compiuti dai Sindaci del territorio, dal Direttore Generale Mauro, dai tanti professionisti che vi operano, medici, infermieri, addetti dei vari servizi che spesso si fanno carico di carenze non sempre imputabili al presidio ma al sistema sanitario regionale che come tutti ormai dovremmo sapere è di quasi esclusiva competenza governativa.
Il Presidio di Praia come altri in Calabria, paga una gestione commissariale inefficace e dannosa che continua a causare dissesto sanitario e finanziario, ma il Governo Centrale Romano continua a guardare, ad osservare e forse anche a studiare ma non vorremmo che mentre a Roma si studia, in Calabria si continui a morire per inesistente assistenza.
Per Praia credo che tutti dovremmo dimostrare maggiore responsabilità, una struttura pubblica che appartiene a tutti, che viene pagata con soldi di tutti, che è di tutti i cittadini, di quella comunità cui stiamo perdendo troppo velocemente il senso.
Ancora di più dovremmo avere rispetto del lavoro altrui, della professionalità che silenziosamente svolge il suo compito e ruolo, ma soprattutto rispetto per i tanti ammalati, per gli utenti bisognevoli che vi si rivolgono trovando assistenza, attenzione e cura.
L’acqua sporca va buttata senza alcuna esitazione, ma bisogna salvare il pulito e considerare che demolire è la cosa più semplice, alla portata dei più, le capacità invece necessitano per altro. Migliorare si può e si deve, per gli altri ed anche per noi stessi, per segnalare criticità e misfatti ci sono tempi e modi specifici; l’Ospedale non è un teatrino né un giocattolo da rompere e ricomporre a proprio piacimento, per ridere e scherzare si trovi altro, con la vita non si gioca.
Raffaele Papa
consigliere al Comune di Tortora
coordinatore provinciale Idm