«Sangue sersalese nella immane tragedia di Genova: hanno perso la vita Ersilia Piccinini (figlia di Aldo) di origini sersalesi, di poco più di quaranta anni, il marito Roberto Robiano, genovese, ed il loro piccolo figlio Samuele, di appena dieci anni di vita. Alla famiglia Piccinini, a tutte le vittime di questa ennesima ed assurda tragedia italiana ed alla Città di Genova, il nostro più sentito cordoglio». È il tragico messaggio di cordoglio di Salvatore Torchia, primo cittadino di Sersale, in provincia di Catanzaro, scritto dopo aver appreso la drammatica notizia. Da quanto si apprende la catanzarese aveva lasciato la sua terra circa vent’anni fa per seguire il marito, tecnico Sielt nel capoluogo ligure. Ieri tutti e tre erano su quel maledetto tratto di strada che si è sgretolato trascinando con sé dolore e morte. La madre di Ersilia in queste ore avrebbe avuto un malore per cui si sarebbe necessario il ricovero in ospedale.
Mano a mano che si scava dentro le macerie del ponte Morandi, i soccorritori danno un’identità e un volto ai corpi ormai senza vita. Tra loro anche un altro calabrese, Luigi Matti, aveva 35 anni ed era originario di Curinga, comunità di quasi settemila anime del Catanzarese. Anche lui ieri a bordo della sua auto quando i 200 metri di cemento armato sospesi in aria sono venuti giù. Luigi Matti lascia moglie e quattro figli.
Sulla pagina facebook dell’amministrazione comunale di Curinga qualche ora fa è apparso un messaggio. «Il crollo del ponte Morandi – è scritto nella nota – ha distrutto la vita di tante persone che lo stavano percorrendo in quel preciso momento. Luigi Matti Altadonna era su quel ponte. Dopo un periodo vissuto nella nostra comunità,aveva deciso di tornare al nord nella speranza di un futuro migliore per la propria famiglia. Quella speranza si è trasformata in un “crollo” terrificante. Ai suoi familiari vanno le condoglianze e la vicinanza del Sindaco e di tutta l’Amministrazione comunale. Un pensiero per tutte le altre vittime di questo inaudito disastro, con la speranza che vicende del genere non accadano più».