Cosenza, 27 luglio 2018 – Un patrimonio immobiliare di oltre un miliardo e 300 milioni di euro. Beni mobili e immobili non strumentali di proprietà delle Aziende ospedaliere e delle Asp calabresi utilizzati in maniera inefficiente, con contratti non perfettamente in regola, in molti casi inesistenti, fatti con scrittura privata o scaduti addirittura negli anni ’20-30. Molti sono i “contratti orali” riportati negli atti ufficiali. Così come numerosi sono i terreni espropriati per usucapione, come certificato dalle relative sentenze, mentre altri giudizi sono ancora in corso.
Il consigliere regionale Carlo Guccione ha presentato uno stralcio del dossier sui documenti ricevuti dal Dipartimento competente della Regione Calabria, dopo la sua richiesta di avere gli atti di ricognizione del patrimonio immobiliare delle Asp e Ao.
«Dai documenti e dagli atti emerge, in maniera chiara, uno spreco e una gestione scellerata del patrimonio pubblico delle Asp e Aziende ospedaliere della Calabria. Il rischio concreto – sostiene Guccione – è che una parte consistente di questi beni disponibili possa diventare di proprietà privata». Come dimostrato già dalle due sentenze emesse dal Tribunale di Palmi sui terreni per un complessivo di 73.440 mq, il cui valore di bilancio complessivo è stato omesso dall’Azienda Sanitaria di Reggio Calabria: la proprietà, scaduti i termini fissati dalla legge (che stabilisce dai 10 ai 20 anni la durata del possesso necessario a usucapire), è stata trasferita al possessore privato del terreno. «È evidente che gli Enti hanno permesso che si potessero realizzare le condizioni per esercitare il diritto di usucapione». Ma tanti altri giudizi sono ancora in corso: spesso nonostante le Asp e Ao fossero a conoscenza dell’altrui impossessamento del bene, non hanno sollevato alcuna opposizione nei confronti del possessore. Inoltre tali “distrazioni” sono alla base di ulteriori cause di potenziale perdita patrimoniale che lo stesso Ente potrebbe subire per il realizzarsi delle condizioni che hanno già permesso a terzi l’esercizio del diritto di usucapione.
«Un chiaro ed evidente meccanismo truffaldino – non ha dubbi il consigliere regionale – che non esclude che, in molte situazioni, si siano intromessi i poteri criminali, venendo o cercando di venire in possesso di terreni, figurativamente a destinazione agricola, e fabbricati di pregio di proprietà della Asp e Aziende ospedaliere calabresi a prezzi molto inferiori a quelli reali.
Tra i casi eclatanti segnalati nel dossier ci sono terreni di 465.082 metri quadri dell’Azienda Sanitaria di Reggio – valore di bilancio complessivo (molto sottostimato) di 3.829.145,58 euro – oggi oggetto di dodici cause per usucapione. Così come è in corso la causa per usucapione di due fabbricati, sempre dell’Azienda Sanitaria di Reggio Calabria, di 174 metri quadri (valore di bilancio complessivo – sempre molto sottostimato – di 23.567,81 euro)».
Il canone dei fitti passivi delle Aziende sanitarie e ospedaliere della Regione Calabria ammonta a 6.024.890,15 euro; il canone dei fitti attivi è di 999.753,35 euro. Non è semplice fare una ricognizione precisa del valore del patrimonio immobiliare, disponibile e indisponibile, oggi calcolato in 1.340.591.444,74 euro. «Ma è comunque un valore sottostimato – spiega Carlo Guccione – poiché nella maggior parte dei casi il valore di bilancio e il valore commerciale di alcuni immobili concessi in locazione è stato omesso. Da una stima prudenziale il valore effettivo o di mercato complessivo potrebbe infatti superare i 2 miliardi e 500 mila euro (con riserva di verificare la destinazione urbanistica dei terreni in base al Piano regolatore adottato dai singoli Comuni)».
Dai documenti, inoltre, nella stragrande maggioranza dei casi non si rilevano dati sui contratti di fitto e non emerge nulla circa la data di stipula e di scadenza, la clausola del rinnovo e l’adeguamento del canone, la loro destinazione urbanistica.
«È la dimostrazione della gestione poco oculata del patrimonio. L’Azienda Sanitaria di Vibo Valentia – sottolinea Guccione – negli atti mette nero su bianco che “Non esiste un contratto” per un terreno in località Rombiolo di 45mila metri quadri il cui canone di fitto annuo (inesistente) è di 50,40 euro. A Pizzo c’è poi il caso di un fabbricato in locazione di 75,30 metri quadri, il cui canone di fitto annuo è pari a 49,60 euro, ma viene riportata la dicitura “Contratto orale”».
C’è poi un terreno dell’Azienda ospedaliera di Cosenza il cui contratto risulta scaduto nel 1926 e il canone di fitto annuo è inferiore a 23 euro.
«Dai dati della ricognizione immobiliare – afferma il consigliere regionale – risulta una scarsa utilizzazione del patrimonio pubblico con beni che non producono alcun reddito o un introito irrisorio, quasi inesistente».
I fabbricati dell’Azienda Sanitaria di Catanzaro concessi in locazione hanno un canone di fitto pari a zero, ma il valore di bilancio di questi immobili è di 4.886.941,42 euro. Diversi conduttori degli immobili risultano inadempienti.
Dai documenti dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza si rileva che i contratti di locazione, laddove riscontrati, risultano tutti scaduti. Nulla è scritto, ad esempio, in merito al contratto di locazione della Banca nei pressi del nosocomio; invece il contratto dei fabbricati concessi in locazione nel Comune di Cosenza risultano scaduti negli anni ’90.
Per quanto riguarda i fabbricati in possesso dell’Azienda Sanitaria di Reggio Calabria, i contratti di locazione sono dichiarati tutti scaduti (ad eccezione di un solo caso) tra il 1958 e il 1973 e gli affittuari, nonostante i canoni esigui, risultano, anche in questo caso, inadempienti. C’è anche chi non ha pagato un fitto annuo di 2,47 euro per un fabbricato di 50 metri quadri, il cui contratto è scaduto nel 1958.
Contratti scaduti e canoni non pagati anche per i terreni dell’Azienda Sanitaria di Reggio Calabria. C’è chi avrebbe dovuto pagare 12 euro annui per un terreno di oltre 20mila metri quadri (contratto stipulato nel 1933), ma ad oggi risulta inadempiente.
«Va interrotta con decisione una pratica che sta favorendo il passaggio di proprietà dalle Aziende sanitarie e Ospedaliere della nostra Regione a privati, di terreni e immobili dal valore di milioni di euro, “rapinati” per pochi spiccioli attraverso la pratica dell’usucapione. È evidente – ha affermato Guccione – che è perdurato per troppo tempo il possesso di beni pubblici in capo a soggetti privati permettendo che tali situazioni di fatto si trasformassero in una situazione di diritto creando un danno erariale e patrimoniale alle Asp e alle Aziende ospedaliere. Abbiamo bisogno che venga immediatamente messa in campo un piano di valorizzazione e alienazione del patrimonio immobiliare non strumentale per tutte le Asp e Ao per garantire efficienza, produttività e redditività che potrebbe rappresentare una entrata importante per i bilanci delle Aziende. È necessaria ora una vera e propria operazione di legalità e trasparenza per impedire che una parte di patrimonio pubblico passi in mani private. La Regione deve costituire subito una task force per impedire, con l’ausilio della Guardia della Finanza, ciò che è già avvenuto, e può accadere, attraverso l’usucapione, e con contratti di comodo o addirittura con contratti orali, inesistenti o non rinnovati da decenni – come risulta dagli atti certificati dalle Asp e AO in nostro possesso. Il tutto per evitare una speculazione per centinaia di milioni di euro a danno dei calabresi».
Carlo Guccione (consigliere regionale)