Immaginate la scena: è estate, c’è il sole che picchia forte, sono 35° all’ombra, le viuzze cittadine sono piene di turisti e le vetrine allestite ad arte, mentre un olezzo rivoltante fa da sottofondo alla voglia di mare, gelati e una bella frittura di pesce. È più o meno questa la scena che da settimane si palesa in quel di Belvedere Marittimo, dove la raccolta differenziata è cominciata, si fa per dire, solo lo scorso inverno con notevole ritardo e nonostante ciò non si è fatto nulla per recuperare il tempo perso e a quanto pare nessuno ancora sa come gestirla.
Ma per capire cosa sta accadendo in tema di rifiuti a Belvedere Marittimo bisogna partire dal principio. La gestione è affidata alla Falzarano, ditta di smaltimento rifiuti presente in diversi Comuni d’Italia che qui, in questo angolo di paradiso bistrattato non paga i propri dipendenti, 21 effettivi più 4, dal mese di febbraio scorso. Decine di padri di famiglia senza stipendio da più di quattro mesi. Non è il Comune a non pagare, al contrario l’ente continua a bonificare sul conto della Falzarano pur sapendo che quei soldi non arrivano nelle tasche degli operai, ma non se ne preoccupa.
Gli operai continuano a lavorare e a garantire il servizio come possono, dal momento che l’aria che si respira, in tutti i sensi, non è proprio salutare e i mezzi a disposizione, secondo le indiscrezioni trapelate, non sarebbero né efficienti né sufficienti. Stando a quanto ci riferiscono fonti accreditate, mancherebbero: un camion scarrabile, cioè fornito di cassone metallico per il trasporto rifiuti; un camion dotato di pinza per la raccolta dei rifiuti ingombranti, che adesso vengono raccolti a mano; un camion con pinza mobile per caricarli sul mezzo; un furgoncino adeguato al trasporto degli stessi, perché vengono trasportati dal compattatore, il comune furgoncino che si aggira in paese per prelevare la spazzatura porta a porta.
Ciò comporta un ritardo spropositato nei tempi di raccolta che, ad esempio, nelle ultime settimane ha ridotto il ritiro dei rifiuti organici a un solo giorno alla settimana. Così si è costretti a tenersi in casa la busta maleodorante, una bomba batteriologica con cui si rischia di contrarre un colera, soprattutto per bambini, anziani e persone malate. Poi c’è chi lascia le buste in strada per protesta, regalando a residenti e turisti uno spettacolo indegno, e poi c’è chi non ne può proprio più e in barba alle più elementari norme etiche e morali, le buste dell’immondizia va a buttarle nei terreni abbandonati o sul ciglio delle strade. In questo modo le conseguenze le pagano tutti.
Il dramma dell’umido raccolto una volta a settimana non risparmia nemmeno bar, ristoranti, pizzerie, paninoteche e alberghi che di rifiuti organici ne producono a quintali ogni giorno. A meno che non si abbia la raccomandazione, come succede per alcuni locali del posto. Perché sì, in Calabria anche per vederti riconosciuto un diritto basilare come quello del ritiro dei rifiuti devi avere l’amico corrotto, se no fai la fine di chi, esasperato, non sapendo più dove accantonare le bustone dell’immondizia, corre il pericolo che un giorno si veda i Nas nel proprio locale e finire cornuto e mazziato. Tra l’indifferenza spudorata di chi dovrebbe garantire il diritto alla salute e al lavoro e magari avere un occhio di riguardo per il settore turistico visto che è il settore su cui si fonda l’economia del paese.
Ma non va meglio nemmeno per gli altri materiali. Questa ad esempio è la scena di fronte alla quale si sono trovati i turisti ieri mattina, durante il consueto mercato settimanale. Lo shopping tra pericolosissima bottiglia di vetro e un’altra.
L’inchiesta sul disastro dei rifiuti a Belvedere continua nella seconda parte dell’inchiesta a cui sarà allegata una fitta documentazione fotografica.