A Cosenza e provincia ancora si fa fatica a crederci: il Cosenza di mister Braglia è tornato in serie B, dopo 15 anni. E chi pensa che una partita di calcio siano solo 22 uomini che rincorrono un pallone per 90 minuti, dovrebbe necessariamente ascoltare cos’hanno da dire quelle migliaia di tifosi che il 17 hanno pianto fino all’alba dopo il fischio dell’arbitro che ha suggellato la storica vittoria. Tra questi c’è certamente Angelo De Presbiteris (nella foto di copertina, scattata da Pasquale Sistenti) 30enne di Tortora, imprenditore nel settore del turismo, prima studente con profitto all’Unical, poi all’Università Bicocca di Milano. Dal giugno di un anno fa è anche consigliere comunale a Praia a Mare, dopo aver intascato centinaia di preferenze e aver contribuito alla vittoria della sua lista capeggiata dall’attuale sindaco della città dell’isola Dino, Antonio Praticò.
Ma tra un’attività e l’altra, Angelo ha sempre trovato il tempo per hobby e passioni, una su tutte la sua squadra del cuore, il Cosenza, che ha seguito anche quando la serie D sembrava sembrava il tetto del mondo e anche quando, per motivo o per un altro, il Cosenza incassava una sconfitta dopo l’altra. Sembrava così anche l’anno calcistico che si è appena concluso, quando alla fine di ottobre i Lupi erano ultimi in classifica e rischiavano di retrocedere nuovamente in serie D. Un destino che sembrava essere già segnato. Poi l’arrivo del nuovo allenatore Piero Braglia, il 3-0 inflitto dal Rende, un girone di playoff inaspettato e una rimonta su cui i disfattisti non avrebbe scommesso un solo centesimo.
Ma cos’è che ha fatto vincere davvero il Cosenza e come si è arrivati al risultato storico? Lo abbiamo chiesto ad Angelo, che ci ha parlato di questo e molto altro in un lunga intervista.
Da quanto tempo segui il Cosenza?
«Seguo il Cosenza dalle tribune dal primo anno della serie D, io avevo 14 e partivamo da Praia a Mare, distante oltre 100 km, per sostenere la nostra squadra. Erano gli anni bui, non si respirava una buona aria calcistica, ma noi con tenacia partivamo tutte le domeniche per andare a vedere la partita».
E poi cosa è successo?
«La passione cresceva anno dopo anno, abbiamo cominciato a seguire anche qualche trasferta quando potevamo, sia in auto che in treno, insieme a tutti gli altri tifosi. Poi sono andato a studiare a Cosenza e quindi l’attaccamento alla squadra è diventato ancora più forte, tanto che anche quando ho continuato gli studi trasferendomi a Milano, la passione e il tifo non si sono mai spenti, fino a quest’anno calcistico, passando per la promozione in serie C, la permanenza nell’unico girone di Lega Pro, quando riunirono Serie C1 e serie C2, ci fu grande festa. Ma la promozione in Serie B è stata un’emozione indescrivibile, indimenticabile. Il Cosenza dopo 15 anni torna in una categoria che conta. Per vederla vincere siamo partiti in migliaia, una intera città e un’intera provincia al seguito della squadra».
C’è un episodio particolare che ti abbia fatto presagire il ritorno in B in tempi non sospetti?
«Gli episodi sono tanti. Molti sono certamente quelli legati a quell’entusiasmo che ha contraddistinto i tifosi, in tempi d’oro come negli anni bui. Più recentemente, mi viene in mente il derby con il Rende, vinto proprio dal Rende per 3-0, episodio che secondo me ha proiettato i rossublu alla vittoria finale perché ha cercato di reagire e di riscattarsi. Oltretutto ritengo che con l’arrivo di Braglia ci si stata una vera e propria rivoluzione».
E invece chi sono i tifosi che ti hanno suscitato maggiori emozioni in questo difficile percorso di rimonta?
«Seguendo i playoff ho incontrato spesso Claudio Dionesalvi, sempre in prima fila con il volto visibilmente teso. All’indomani della partita con la sanbenedettese sono andato nella sede dell’associazione “La Terra di Piero” a scambiare due chiacchiere con il tifosissimo Sergio Crocco, alias Canaletta, che ha seguito i commenti tecnici della squadra. Sabato scorso, invece, in viaggio verso Pescara, ho incontrato un tesissimo Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza, che in un autogrill dispensava sorrisi a noi tifosi. Poi l’esplosione di gioia all’Adriatico, quando tutti insieme, tutto il popolo rossoblu, si è reso conto sul 3-1 che il Cosenza aveva riconquistato la Serie B».
Qual è stato il fattore che ha portato il Cosenza all’inaspettata rimonta facendolo crescere in maniera esponenziale rispetto all’avvio di campionato?
«A livello realistico, è stata la grinta e la coesione che ha dato mister Braglia ai suoi giocatori. L’altro merito va dodicesimo uomo in campo, cioè ai i tifosi rossoblu, che hanno saputo trasmettere alla squadra una carica straordinaria. A livello mistico, io sono fermamente convinto che Marulla, Bergamini, tutti quei tifosi che per il Cosenza hanno dato l’anima, Ettore, Enrico, Paoletta, scomparsa da pochissimo, e tutti coloro che ci assistono dal cielo, abbiano certamente dato il loro contributo».
È prematuro cominciare a pensare alla Serie A?
«Sembrerebbe impossibile ma quest’anno ci insegnato che nulla lo è. Io per il momento direi di goderci questo campionato di Serie B e vedere come vanno le cose per i Lupi. Di certo la dirigenza si adopererà per rinforzare la squadra, noi invece continueremo a sognare sperando che il desiderio più grande si realizzi al più presto. Sarebbe la prima per il Cosenza. Per il resto non ci resta che aspettare il 24 agosto per continuare a tifare questi colori magici».
di Francesca Lagatta