L’imprenditrice Annabella Esposito (nella foto, in uno scatto di Salvatore Varo) nasce a Torre del Greco 48 anni fa. Dopo un decennio come segretaria in un complesso sportivo e un timido avvio nel mondo dell’organizzazione di eventi, accantona il lavoro per coronare il suo sogno d’amore e dedicarsi anima e corpo alla figlia che nascerà di lì a poco. Ma quando la piccola ha 18 mesi, Annabella capisce che le manca un pezzo di sé, che per sentirsi appagata ha bisogno di ritornare a stare tra la gente, ad occuparsi di moda e aspiranti stilisti. Così, senza batter ciglio. mette in piedi l’associazione “Piazza di Spagna” con cui darà vita all’evento “Moda all’ombra del Vesuvio“, un concorso sartoriale per giovali talenti divenuto ormai un appuntamento fisso, tanto che quest’anno ha visto andare in scena la diciassettesima edizione, senza perdere mai il suo fascino nonostante lo scorrere del tempo. Lo scorso 25 maggio, al Museo Archeologico Virtuale di Ercolano, gli oltre 300 posti a sedere sono andati esauriti almeno un’ora prima dell’inizio dello spettacolo, costringendo i ritardatari ad assistere allo spettacolo dal fondo della sala, in piedi, per delle ore.
Annabella negli anni si specializza nel settore della formazione, ma è soprattutto una donna con la schiena dritta, di quelle che non si lasciano sopraffare né dal pregiudizio di una terra che 20 anni fa era decisamente ancora troppo maschilista né dal destino avverso. Tre anni fa, quando ha 45 anni, la sua favola d’amore si spezza e il suo matrimonio si trasforma in una dolorosa separazione. A quel punto ha due scelte: lasciarsi andare e piangersi addosso o reagire con coraggio e tramutare quel sentimento ormai scemato in una nuova opportunità di vita.
Opta per la seconda. Dapprima diviene un’assistente educativa, ruolo grazie al quale impara a conoscere ancora meglio i giovani, in modo più profondo, e contemporaneamente comincia il suo percorso che tra poco meno di un anno la porterà a diventare una consulente famigliare di coppia. Perché il fatto di non essere riuscita a salvare la sua unione, le ha dato la spinta giusta per provare a salvare quella della altre coppie in crisi. Ma non è tutto. Smaniosa di vita, bramosa di riscatto, disposta a rimettersi in gioco alla soglia dei 50 anni, Annabella Esposito ha deciso di misurarsi anche in politica, candidandosi al consiglio comunale di Torre del Greco con una lista civica.
Annabella, come mai ha deciso per la prima volta di candidarsi?
«Quando è arrivata la proposta di candidarmi, inizialmente pensavo quasi fosse un gioco, l’idea di accettare era allettante ma ho capito ben presto che mettersi al servizio dell’elettorato si tratta di una enorme responsabilità. Poi ho riflettuto molto e ho accetto di scendere in campo anche perché me lo ha chiesto una donna, una donna capace e competente che vuole davvero cambiare le cose. E io sono sempre dalla parte delle donne».
Nel caso venisse eletta quale contributo potrebbe dare alla sua città?
«Sicuramente mi occuperei di giovani e sociale. A costo di sembrare ripetitiva».
Lei ha una figlia di 19 anni. Come vive la carriera in continua ascesa di sua madre?
«Bene, perché non le ho mai fatto sentire la mia assenza. Ho fatto in modo che collaborasse con me, per coinvolgerla. A lei è piaciuto, è soddisfatta di questa cosa. Oggi è il mio braccio destro, anche sul lavoro».
Com’è invece il rapporto con i suoi allievi?
«Ogni ragazzo è diverso, ha tempi diversi ed esigenze diverse, ma tutto sommato la cooperazione ci tiene molto uniti, siamo tutti presi dall’obiettivo finale e questo ci rende assai complici».
I giovani del sud sono tutti fannulloni come li dipinge certa stampa?
«Assolutamente no. Io credo che molto spesso ci si culli sul fenomeno della crisi economica, è vero, ma è altrettanto vero che i giovani hanno bisogno di esempi e non di prediche. Quando dai loro un ruolo, quando li fai sentire importanti, quando fai capire che hanno un valore, si buttano in un progetto a capofitto. Piuttosto credo che ci sia ancora troppa poca formazione, questi sì».
Siete riusciti in questi anni a raggiungere insieme vette importanti?
«Direi proprio di sì. Cinque ragazzi sono stati assunti a tempo indeterminato nella maison Valentino, ad esempio, e altre case di moda di prestigio. Tutti i ragazzi che passano dalla mia scuola di formazione vivono delle esperienze importanti, partecipano con me ai più rinomati eventi di moda in ogni angolo d’Italia. Quasi tutti, poi, hanno creato un loro brand, alcuni stanno riscuotendo anche successo. Diciamo che ci diamo un bel po’ da fare».
Cominciare 20 anni fa la carriera nel mondo della moda, per una donna, giovane, moglie e mamma, deve essere stato nient’affatto facile.
«All’inizio per niente. Ma fortunatamente sono una donna di polso e mi sono imposta, ho saputo dimostrare in ambito lavorativo che pur essendo donna ero capace di pensare come e meglio di un uomo. Ho preteso sin dall’inizio di essere trattata al pari dei miei colleghi. Adesso le cose sono enormemente cambiate, ora sono gli uomini a dover chiedere la parità di sesso con le donne. Il che, se devo essere sincera, non mi dispiace affatto». (Ride, ndr)
C’è un aspetto del suo lavoro che la gratifica più di un altro?
«Sì, ed è quando questo lavoro riesce ad esprimere anche il suo lato umano. Ad esempio in passato ho dato vita ad un progetto nel carcere di Secondigliano per numerosi detenuti, alcuni dei quali ergastolani. Da tempo invece sto portando avanti un progetto di moda e sartoria a Scampia, un quartiere difficile che sta lottando con tutte le sue forze per ottenere il riscatto sociale che merita. Mi piacerebbe un giorno poter dire di aver avuto in questa rinascita un piccolo ma significativo merito».
Pubblicato il 5 giugno 2018 su www.grandangolare.com