Nella foto, la deputata Enza Bruno Bossio
Dopo mesi di tira e molla mediatici, di polemiche e scontri, anche piuttosto duri, oggi la deputata Enza Bruno Bossio e la stampa sembrano essere d’accordo (almeno) su un punto: l’ospedale di Praia a Mare non è stato ancora riaperto. Ma mentre la stampa continua a professare un certo scetticismo sull’argomento e sui tempi di riapertura, la parlamentare rieletta con il Partito Democratico a marzo scorso non ha dubbi, l’ospedale di Praia verrà riaperto quanto prima. Il fatto che ciò non sia ancora avvenuto, sarebbe unicamente da imputare a lungaggini burocratiche unitamente ai ritardi maturati negli uffici del commissario Massimo Scura.
In sostanza, garantisce la deputata dem, per l’effettiva riapertura ci sarebbe solo da attendere la modifica del decreto 64 da parte dell’ingegnere chiamato a sbrogliare la matassa ingarbugliata della sanità calabrese. Ed effettivamente questa affermazione corrisponde al vero. Esattamente come aveva dichiarato la stampa per mesi mettendo in guardia dai falsi proclami ed eventuali speculatori, la modifica del decreto 64 sancirà, almeno sulle carte, la riapertura dell’ospedale civile di Praia a Mare. Sì, ma quando?
Scura dovrebbe modificare l’atto già nelle prossime settimane, ovvero, non appena verrà reso noto il verbale della riunione che si è tenuta in gran riserbo a Roma lo scorso 17 aprile, di cui ha dato notizia in anteprima questa redazione, anticipandone in parte i contenuti. La modifica del decreto 64 era uno di questi.
Ma, al di là di tutto, Enza Bruno Bossio, oggi alle prese con il suo secondo mandato consecutivo da parlamentare, è stata la protagonista indiscussa della controversa vicenda che ha animato le pagine dei giornali nei mesi scorsi, soprattutto per aver prestato alla causa spesso e volentieri il suo volto, senza mai tirarsi indietro da discussioni, confronti e polemiche. Da quelle sulla chiacchieratissima inaugurazione dell’ospedale praiese del 3 novembre scorso, finita poi al vaglio della Procura di Catanzaro, alle ultime controversie.
Di seguito, la nostra intervista.
Onorevole Bruno Bossio, le notizie che riguardano la riapertura, o presunta tale, dell’ospedale di Praia a Mare sono piuttosto confuse. Dal suo punto di vista, come stanno realmente le cose?
«Sono piuttosto confuse perché dopo la decisione della riapertura voluta dal Consiglio di Stato e coerentemente perseguita dal Commissario ad acta Sciabica, si sono registrate lungaggini burocratiche insieme ai ritardi determinati dall’ufficio del Commissario, che finora hanno rallentato il percorso della effettiva riapertura. Ma non c’è nessun blocco e la riapertura non è stata mai messa in discussione. Per questo continuo a non essere pessimista.
Nell’incontro che si è svolto a Roma il 17 aprile e del quale si sta aspettando il verbale approvato dal MEF, ho notizia che si è deciso di inserire, al fine di accelerare la riapertura, (in attesa di poter poi raggiungere il risultato dello status quo, ante chiusura) nella rete ospedaliera provinciale, l’ospedale di Praia come Ospedale di Zona Disagiata. Appena sarà ufficiale il verbale dell’incontro del 17 aprile sarà inevitabile che Scura faccia (come ha egli stesso dichiarato) la modifica del decreto 64, sancendo così definitivamente la riapertura dell’ospedale».
Durante la campagna elettorale che ha preceduto le elezioni politiche del 4 marzo scorso, c’è stato un forte interesse del suo partito (Pd) intorno alla vicenda e in molti hanno accusato Lei e i suoi compagni di speculazione per fini elettorali. Cosa risponde alle illazioni?
«Il nostro interesse non risale alla campagna elettorale del 4 marzo, ma a molto tempo prima. Il Pd non è stato mai d’accordo con la chiusura dell’ospedale di Praia e io stessa l’ho ribadito con forza nella visita all’ospedale fatta, insieme alla presidente Bindi, nel febbraio 2013, denunciando l’errore mortale per la Calabria della chiusura degli ospedali di frontiera».
A tal proposito, Le chiedo: come mai dalla prima sentenza del Consiglio di Stato, risalente al maggio 2014, fino all’autunno scorso si era avuta l’impressione che nessuno volesse interessarsi alla vicenda?
«Mi pare, per quello che ho appena detto, una impressione sbagliata.
Come ben sa, dopo la prima sentenza, il commissario ad acta, nominato dal ministero, si è dimesso e solo grazie alla tenacia del sindaco Praticó con l’impegno dei parlamentari Pd, si è arrivati alla sentenza successiva.
In questo secondo caso, il commissario nominato ha proceduto in direzione dell’attuazione del parere.
Ma a proposito, come funziona? Se parliamo poco non ci occupiamo delle cose, se parliamo troppo strumentalizziamo?»
La stampa locale ha spesso indicato Lei e suo marito Nicola Adamo come garanti tra le cliniche private cosentine e i vertici politici e sanitari, e per questo fortemente in contrasto con la sanità pubblica. Cosa c’è di vero in queste affermazioni?
«Nulla ovviamente. E non è una mia opinione. Mi dica lei un solo atto che confermi questa tesi. Anzi tutt’altro, mio marito, capogruppo del Pd in Consiglio Regionale, al tempo di Loiero presidente della Giunta, si è battuto affinché nella stesura del primo piano di rientro, approvato dall’ufficio del Commisario, non venisse disposta la chiusura sia degli ospedali di montagna che di quelli di frontiera. Ci sono atti e interventi pubblici che parlano, al di là di opinioni soggettive».
È plausibile l’ipotesi secondo cui l’ospedale di Praia a Mare sia stato chiuso per favorire il flusso di utenza verso le cliniche private belvederesi?
«Ribadisco il concetto precedente: credo che questa sia una domanda che dovrebbe porre agli esponenti di quel centrodestra che ha modificato il piano disposto dalla giunta di centrosinistra, e purtroppo ha decretato (tra gli altri) la chiusura anche di Praia a mare e Trebisacce, dove, vorrei ricordare ( a proposito di flussi di utenza) non c’è in zona presenza di privato accreditato.
Per quanto ci riguarda dunque, non solo siamo stati sempre contrari alla chiusura dell’Ospedale di Praia ma sin dal primo momento, coerentemente, ci siamo battuti per la sua riapertura. Io non ho avuto alcuna esitazione a metterci la faccia su questa battaglia e ricevere per questo insulti strumentali non da parte dei cittadini bensì da personaggi di parte come quelli del Movimento 5 Stelle, che mi hanno fatto un vero e proprio agguato a Diamante la sera della festa del peperoncino.
Infine non dimentichiamo che la Regione, con il presidente Oliverio, si è costituita a fianco ai comuni di Praia e Tortora in sede giudiziaria».
Dunque, possiamo dire con certezza che l’ospedale di Praia a Mare riaprirà? E in che tempi?
«Non c’è alcun dubbio. Come ho già detto nella risposta alla prima domanda, anche il rallentamento dei tempi non mette in discussione la certezza della riapertura. Ho avuto assicurazione da parte del direttore generale Mauro che sono state già attivate le procedure, in aggiunta al Pronto Soccorso, dell’area di Medicina. I medici, già individuati, saranno presto operativi. Per il resto, sono convinta che Scura, in questo caso, manterrà l’impegno di inserire l’ospedale di Praia nella rete ospedaliera provinciale. Se questo non dovesse accadere nelle prossime settimane sono pronta, insieme ai sindaci, e a tutti i parlamentari disponibili, ad agire di conseguenza».
Se sì, quanto ha contato l’impegno del suo partito?
«Il caparbio impegno dei rappresentati del PD a tutti i livelli, a partire da quello della dott.ssa Angela Riccetti, è stato più che decisivo. Se non ci fosse stato sarebbero prevalsi opportunismi e pessimismi che suggellavano l’irreversibilità della decisione della chiusura. La tenacia del sindaco Praticò e la determinazione del presidente Oliverio costituiscono tuttora garanzia non solo della riapertura ma anche della sua riqualificazione».
Perché nonostante l’impegno politico non si riesce però a risolvere problemi decisamente minori, come la messa in funzione della costosissima risonanza magnetica arrivata al Capt di Praia più di un anno fa?
«Per quanto ne so penso che serva solo il tempo necessario per ottemperare alle prescrizioni dell’INAIL e completare l’addestramento del personale da parte della società produttrice».
In questa lunga battaglia per la riapertura dell’ospedale, ritiene che la stampa sia stata un aiuto, spronando le istituzioni ed evidenziando gli errori, o che sia stata in qualche modo d’intralcio?
«Bisogna distinguere. Tra una certa stampa che ha fatto solo dileggio per ostacolare proprio quelle forze, come il Pd, che si battevano per la riapertura, e una informazione, invece, che soprattutto quando ha sollevato questioni di merito, è stata utile a sostegno delle iniziative tese al raggiungimento dell’obiettivo della riattivazione del presidio ospedaliero».