Quella che si sta consumando in queste ore presso il capt di Praia a Mare non sembrerebbe solo l’ennesima triste pagina di storia della inetta, fallimentare e clientelare della politica calabrese, ma una vendetta vera e propria nei confronti del popolo altotirrenico che ha “tradito” le aspettative elettorali dei passerellisti che per mesi erano venuti, un giorno sì e l’altro pure, a prendere in giro il mondo intero appioppandosi meriti di una riapertura di un ospedale che non è mai avvenuta e che forse, a questo punto, non avverrà mai.
Bando alla ciance, e agli inganni: l’ospedale di Praia a Mare non esiste. E questo, finalmente, è chiaro a tutti. Quello che invece ancora non si è ben compreso è che anche quel che rimane della centro di assistenza primaria territoriale è a rischio, proiettato verso una lenta e inesorabile definitiva chiusura dell’intero poliambulatorio.
Succede che il primo pezzo del puzzle che si staccherà è il punto di primo intervento, una sorta di pronto soccorso per la cura di patologie a rischio medio-basso, che nelle ultime settimane ha perso quattro dei sette medici che danni, con sacrificio immane, mandavano avanti il reparto garantendo assistenza 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno. Ma dal primo maggio i turni non potranno più essere garantiti e di conseguenza il servizio dovrà essere interrotto.
Vincenzo Cesareo, il nuovo direttore sanitario della struttura, ha provato già una ventina di giorni orsono a chiedere all’Asp l’invio dei medici per garantire la turnazione e mettere una toppa sull’improvviso quanto “casuale” intoppo, verificatosi proprio una manciata di giorni dopo le elezioni politiche che hanno travolto i vecchi carrozzoni con l’ondata grillina. Ma Raffalele Mauro, direttore dell’Azienda Provinciale Sanitaria di Cosenza che ha condotto una sfacciata campagna elettorale per l’ala piddina dell’area cosentina, al momento non ha proferito parola sull’argomento, ignorando mestamente le richieste del direttore. Il che lascerebbe presagire che nulla possa scongiurare la chiusura del ppi.
La cosa peggiore è che della stessa linea, trincerati in un assordante silenzio, sono tutti colori che dalla inaugurazione farlocca del 3 novembre scorso (finita al vaglio della procura di Catanzaro) al 4 di marzo, hanno fatto quotidianamente il via vai nella struttura e nelle redazioni giornalistiche a vantarsi di aver riaperto l’ospedale. Tanto erano vere le loro parole che, a un certo punto, contemporaneamente, mentre tutti ignoravano la validità di ben tre sentenze esecutive ed inoppugnabili emanate dal Consiglio di Stato, da un lato il sindaco di Praia a Mare Antonio Praticò spiegava all’elettorato quanto fosse stato grande l’impegno politico di Ernesto Magorno e compagni, del Partito Democratico, dall’altro Beatrice Lorenzin e Tonino Gentile, all’epoca gomito a gomito nel Nuovo Centro Destra, facevano affiggere i manifesti per annunciare lo storico risultato dipeso, a loro dire, dalla loro volontà. Benché tutti rappresentanti dello Stato, ministri, sottosegretari di Stato e parlamentari, si sostituivano ai giudici del più alto tribunale amministrativo d’Italia, sminuendo una sentenza sacrosanta.
Ma adesso tutto questi paladini dove sono? Dove sono i difensori dell’ospedale di Praia a Mare? Dove solo quelli che dovevano riaprire l’ospedale e che adesso tacciono inspiegabilmente innanzi all’imminente chiusura del reparto? Ma, soprattutto, la magistratura che fa? Chi pagherà per tutto questo indicibile scempio che la povera gente sta pagando a caro prezzo sulla propria pelle?