Se l’Asp di Cosenza non interviene, il 2 maggio il punto di primo intervento cesserà le sue attività
Da che sfilavano un giorno sì e l’altro pure a favore di telecamere per spiegare quanto erano stati bravi a riaprire per finta un ospedale in realtà inesistente, si è passati al silenzio più assordante dei politico di casa nostra. Lo spartiacque sembra essere l’elezione elettorale dello scorso 4 marzo, che non ha dato l’esito sperato e pertanto questo epilogo per molti ha il sapore della vendetta.
Non solo uno scellerato Pd, ma anche l’ala gentiliana ha dovuto incassare la sconfitta, con un pentastellato Massimo Misiti che infligge una storica lezione politica al figlio di Tonino Gentile, ex sottosegretario di Stato del governo Renzi e Gentiloni, noto alle cronache come “il cinghiale”, dopo la drammatica telefonata registrata tra lo stampatore Umberto De Rose e l’editore Alfredo Citrigno che sancì la chiusura del quotidiano L’Ora della Calabria, in cui De Rose, riferendosi al papà dell’allora indagato Andrea Gentile, suggerì di censurare la notizia perché «quannu ù cinghiale s’ingazza mina ad ammazzare». Cioè a fare male. Gentile, fino all’autunno scorso in Ncd, si era accaparrato i meriti della riapertura e a sostenere la fantasiosa tesi erano stati anche stampati ed appesi dei manifesti autoincensanti per tutto il territorio dell’Alto Tirreno.
Per farla breve: l’ospedale non solo al momento non riapre, a fronte di tre sentenze esecutive ed inoppugnabili emesse dal Consiglio di Stato, ma il Capt rischia anche la chiusura del ppi, il punto di primo intervento, una sorta di pronto soccorso che cura i pazienti con patologie di lieve entità, mentre quelli classificati in codice rosso prova a stabilizzarli prima di spedirli nei presidi ospedalieri più vicini.
La notizia è di dieci giorni fa, ma in questo frangente nessuno dei politici che si è vantato dell’inesistente obiettivo raggiunto ha fatto sentire la sua voce. Nessuno sdegno, nessuno intervento, nessuno che abbia difeso il ppi. Nessuno, a partire dal sindaco di Praia a Mare, Antonio Praticò, a finire al neo senatore Ernesto Magorno, passando per tutti coloro i quali si sono resi protagonisti di questa sceneggiata venuta male.
Eppure, se ci fosse la volontà, sarebbe un problema di poco conto. Dei 7 medici che fino a poco tempo lavoravano in reparto, ne sono rimasti in tre. Due medici sono stati affidati ad altri presidi, uno è in degenza e l’altro si è dimesso. Così il neo direttore Vincenzo Cesareo ha provato a far richiesta di altri medici, a cui dovrebbe far fronte il direttore generale dell’Asp di Cosenza Raffaele Mauro, ma dopo 15 giorni ancora nessuna risposta.
Di questo passo il 2 maggio 2018 il punto di primo intervento di Praia a Mare non esisterà più perché la copertura di 24 ore non potrà più essere garantita e ancora una volta la dignità dei cittadini verrà messa sotto i piedi, insieme a tante inutili belle parole pronunciata in una miserabile campagna elettorale.