Il riconoscimento per il 2018 al brano contro l’intolleranza scritto dal cantautore cosentino: «È il pezzo che più mi emoziona cantare, un’emozione e una tensione che avverto forte anche nelle persone che ho di fronte»
(Fonte: La Repubblica.it) – Nelle scorse edizioni l’hanno vinto Enzo Avitabile, Francesco Guccini, Samuele Bersani, Daniele Silvestri, Nada. Per il 2018 il premio Amnesty International Italia è stato vinto da L’uomo nero di Brunori Sas, che lo scorso anno si è già portato a casa il Premio Tenco.
Creato nel 2003 da Amnesty International Italia e dall’associazione culturale Voci per la Libertà per premiare il migliore brano sui diritti umani pubblicato nel corso dell’anno precedente, il premio va ad una canzone sull’intolleranza in cui Dario Brunori canta, tra l’altro, così: “Hai notato che l’uomo nero spesso ha un debole per i cani/ pubblica foto coi suoi bambini vestito in abiti militari/ hai notato che spesso dice che noi siamo troppo buoni e che a esser tolleranti poi si passa per coglioni/ hai notato che gli argomenti sono sempre più o meno quelli: rubano, sporcano, puzzano e allora olio di ricino e manganelli/ hai notato che parla ancora di razza pura, di razza ariana ma poi spesso è un po’ meno ortodosso quando si tratta di una puttana”.
La premiazione avverrà a Rosolina Mare (Rovigo) domenica 22 luglio, nel corso della serata finale della 21a edizione di Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty, il festival che si terrà dal 19 al 22 luglio e ospiterà anche le finali della sezione emergenti del Premio Amnesty, il cui bando rimane aperto fino al 30 aprile sul sito www.vociperlaliberta.it . Sul sito è intanto in corso il voto del pubblico per il Premio Web Social. “Mai come oggi ‘L’uomo nero’ assume un significato speciale per me”, ha detto Dario Brunori. “Nello spettacolo teatrale che sto portando in giro è il pezzo che più mi emoziona cantare, un’emozione e una tensione che avverto forte anche nelle persone che ho di fronte ogni sera. Eppure all’epoca ho avuto difficoltà ad affrontarlo perché, visto il tema, era facile cadere nella retorica anacronistica del cantautore militante, in un’invettiva scontata contro il dilagare di nuove forme di intolleranza, contro le piccole e grandi derive xenofobe degli ultimi anni. In realtà non mi interessava tanto parlare del fenomeno in sé, quanto del fenomeno in me, come diceva qualcuno. Il fuoco del pezzo sta tutto nell’ultimo verso: ‘Io che sorseggio l’ennesimo amaro, seduto a un tavolo sui Navigli, pensando in fondo va tutto bene, mi basta solo non fare figli… e invece no'”.
Secondo Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia, “i diritti umani sono una questione di comportamenti, di regole, ma anche, e forse ancora prima, di clima. Il clima di oggi è pessimo. Di questo clima parla la canzone di Dario Brunori vincitrice dell’edizione 2018 del Premio Amnesty International Italia di Voci per la Libertà. E del veleno che contamina la vita pubblica e la convivenza civile. E di un’idea, l’idea aberrante del ‘noi contro gli altri’: contro gli altri che, essendo diversi da noi, fanno paura, sono una minaccia da tenere a distanza, da cui difendersi, possibilmente da eliminare. Amnesty International fa davvero tutto quello che può per contrastare il clima di odio che si diffonde nel mondo e che non risparmia neppure il nostro paese, e si sforza di creare antidoti per questo veleno. Ma ha bisogno di alleati e li cerca – e li trova – nel mondo dell’arte e della canzone”.