Non solo delinquenti, mafiosi, amministratori imbroglioni e ladri dell’ultim’ora, il tentativo di imbavagliarci ora passa anche dal personale sanitario dell’ospedale di Paola. Teatro dell’ultimo tentativo (ultimo in ordine cronologico) è stato poco fa la pagina facebook della nostra testata giornalistica (clicca qui per leggere la conversazione).
L’autore del velatissimo tentativo di bavaglio è Francesco Serpa (scrive su una pagina pubblica), il quale dice di lavorare nella sala operatoria del nosocomio paolano da circa 30 e in riferimento al nostro articolo Nas all’ospedale di Paola: dove sono finite le carte? dice: «Di morte sospette non ne ne ricordo è chiaro che in tanti anni forse qualche paziente a causa delle condizioni precarie di salute o della gravità delle patologie associate (tumore all’ultimo stadio) forse è deceduto in reparto di degenza o in rianimazione e con carte alla mano sfido chiunque a dimostrarmi il contrario. E poi i registri operatori sono a disposizione delle autorità competenti e della magistratura qualora ce ne fosse bisogno. Smettetela di scrivere stronzate per buttare fango su persone e su professionisti che quotidianamente sacrificano i propri interessi per garantire la vostra sicurezza. Poi non parliamo della famosa frana che interessa la collina all’esterno del nosocomio… e non riguarda la struttura e i rilievi lo hanno certificato l’ospedale sta lì sicuro tranquilli la frana è stata provocata da un privato che ha scavato il costone esterno al parcheggio per farci un terrazzamento privato… dopo regolare concessione. Per quanto riguarda l’ispezione dei Nas devo dirvi che hanno riscontrato alcuni problemi strutturali in quanto è un ospedale come tutti quelli della regione calabria in cui non vengono effettuati lavori di ammodernamento da tanti anni… allora dobbiamo chiudere tutti i nosocomi calabresi… concludo dicendo non buttate fango per cose prive di fondamento prima di parlare o scrivere informatevi i verificate se le notizie in vostro possesso sono veritiere…..e non solo per difendere il proprio orticello sotto casa…».
Per farla breve la nostra colpa sarebbe quella di aver scritto, frana inesistente (!!!) a parte: «L’esposto (che avrebbe dato il via ai controlli) avrebbe messo in evidenza macchinari e strumenti obsoleti, scarsa igiene e persino un alto numero di morti sospette avvenuta entro le mura della sala operatoria».
Non lo diciamo noi, che non facciamo né i medici né i giudici, ma la denuncia che abbiamo visionato nei giorni scorsi. Non sappiamo chiaramente se sia vero e non pretendiamo di dare giudizi, ma il fatto che ci sia un documento, attinente a un argomento di pubblico interesse, ci autorizza eccome alla divulgazione.
Non secondo Serpa, che dopo essere stato informato sull’esistenza delle denunce e che verranno rese pubbliche, ci risponde: «Cmq non sei autorizzata a dire o diffondere la notizia delle morti sospette perché è di una gravità assoluta e per questo ci vedremo sicuramente i tribunale… poi dirai chi ti ha passato questa notizia falsa e in base a quali riscontro l’hai messa in rilievo».
Di una gravità assoluta, sì. Ma la sua di affermazione. In sostanza “minaccia” di trascinarci in tribunale cosicché noi saremmo costretti a rivelare il nome della nostra fonte e darci così una bella lezione per aver parlato di quel che non dovevamo e che, in fin dei conti, ha dato fastidio a moltissime persone.
Per sua sfortuna, le cose non stanno proprio così.