Secondo il tesoriere dem Francesco Bonifazi, il segretario regionale del Pd Ernesto Magorno (nella foto) non avrebbe mai versato la retta imposta dal regolamento interno, ma il diretto interessato smentisce le accuse in una breve nota
Non ha mai pagato la retta al Partito Democratico da 1.500 euro mensili che ogni deputato è tenuto a versare per regolamento e alle fine della legislatura il debito è arrivato a 73mila euro, che dovranno essere restituiti entro e non oltre il prossimo 15 dicembre. È quanto sostiene del il tesoriere del Nazzareno, Francesco Bonifazi, che per incassare le quote ha scelto uno strumento sobrio e riservato come quello di una lettera pubblicata sulle colonne de Il Corriere della Sera. Giusto per ricordare che se i panni sporchi si lavano in famiglia, il Pd evidentemente di questi ultimi tempi ha ben poco che somigli a un nucleo sociale fondato per lo più sul mutuo soccorso.
Il destinatario della lettera però è nientepopodimeno che Piero Grasso, il presidente del Senato della Repubblica, la seconda carica più importante esistente nella Repubblica Italiana. Per lui il debito sarebbe di 83mila euro e sarebbe ancora più grave perché dopo aver goduto della retta destinata alle casse dem, nelle scorse ha abbandonato il partito del segretario Matteo Renzi per diventare leader della coalizione Mdp che mette insieme ai bersaniani anche Sinistra Italiana e Possibile.
Ma siccome pare che la lista dei debitori sia lunga, una cinquantina di parlamentari, sulle pagine del quotidiano più letto d’Italia ci è finito anche Magorno, che ultimamente pare essere inseguito dalla nuvola di Fantozzi, visto che dove ci sono guai e polemiche spunta immancabile il suo nome.
Per amore della verità, bisogna però riportare che a seguito della divulgazione della notizia, il Pd Calabria ha immediatamente inviato una breve nota per respingere le accuse e garantire che «il segretario regionale Ernesto Magorno non ha alcun debito nei confronti del partito».
Nella lettera originale apparsa sul quotidiano si legge «Caro presidente – riferito a Grasso -, la preghiamo di saldare le sue pendenze con il Pd: 83.250 euro, entro il 15 dicembre». Ma come specifica lo stesso Corriere della Sera, «la lista dei morosi sul taccuino del tesoriere è molto lunga e ha aggravato la voragine nei conti. Le missive di sollecito inviate ai morosi sono circa 50. E buona parte dei destinatari sono gli ex compagni di Mdp, che in base ai conti del Pd dovrebbero oltre 400 mila euro in tutto. «Bersani, Epifani e Rossi, prima di lasciare il partito, hanno saldato i contributi fino all’ultimo centesimo — spiegano dal Nazareno —. Da Grasso, invece, niente per tutta la legislatura. Questi soldi, come concordato con i sindacati, servono per istituire un fondo di garanzia a sostegno dei 180 nostri dipendenti in cassa integrazione».
Ed è qui che spunta il nome di Magrno: «Tra i morosi spuntano anche nomi eccellenti renziani: Yoram Gutgeld, commissario alla spending review dell’ex premier e protagonista all’ultima Leopolda, dovrebbe 50 mila euro. C’è poi il segretario della Calabria, Ernesto Magorno, che ne dovrebbe addirittura 73 mila. Mentre Matteo Richetti, rimasto indietro di diverse «rate», risulta aver rimediato».
Chi è che sta mentendo?
QUANTO GUADAGNANO I DEPUTATI – Attualmente i deputati hanno diritto a un’indennità lorda di 11.703 euro. Al netto sono 5.346,54 euro mensili più una diaria di 3.503,11 e un rimborso per spese di mandato pari a 3.690 euro. Ad essi si aggiungono 1.200 euro annui di rimborsi telefonici e da 3.323,70 fino a 3.995,10 euro ogni tre mesi per i trasporti. Facendo un rapido calcolo e senza considerare le eventuali indennità di funzione i componenti della Camera dei Deputati guadagnano 13.971,35 (fonte: Money.it).