Fallimento Calabria Ora, Pietro Citrigno (nella foto) e Fausto Aquino avevano dato vita a una serie di società considerate dalla magistratura come “scatole cinesi”
Quattro anni di carcere a Pietro Citrigno e 2 anni a Fausto Aquino. Il Tribunale di Cosenza, per mano della presidente Claudia Pingitore, ha condannato per bancarotta preferenziale gli editori di “Calabria Ora”, il giornale fallito nel 2013 quando era direttore Piero Sansonetti, poi trasformato con una nuova società in “L’Ora della Calabria”, che ha chiuso definitivamente i battenti nel febbraio del 2014 dopo la famigerata telefonata del “cinghiale” (clicca qui per leggere l’articolo).
Le condanne sono anche più pensanti di quelle che aveva richiesto il Pm Giuseppe Cozzolino che, al termine della requisitoria, aveva chiesto 3 anni e 6 mesi di reclusione per Citrigno, già condannato in via definitiva per usura aggravata dalle modalità mafiose nell’ambito del processo “Twister” e a 4 mesi di carcere per violenza privata nei confronti del giornalista Alessandro Bozzo, morto suicida per un profondo turbamento psicologico scaturito anche per la costrizione dell’editore di aver dover firmare le dimissioni dal giornale e sottoscrivere un nuovo contratto a tempo determinato nonostante un mutuo sulle spalle e una famiglia da mandare avanti.
Gli altri condannati sono gli amministratori Rosanna Grillo, per lei un anno di reclusione, e Tommaso Funari, condannato a 10 mesi.
«Durante il processo – scrive Lucio Musolino su Il Fatto Quotidiano – sono state ricostruite le scatole cinesi che stavano dietro “Calabria Ora”, nata nel 2006 con la “Cec Srl” di Citrigno e Aquino. Nel 2009, il quotidiano calabrese è passato in mano alla “Paese Sera editoriale Srl “, con a capo l’amministratore delegato Massimo Zimbo (l’unico assolto), e poi nel 2013 alla “C&C”.
Ecco perché, secondo la Procura, sulle spalle del quotidiano calabrese e dei suoi giornalisti si è consumata una bancarotta “preferenziale”, per cui Rosanna Crillo, Piero Citrigno, Fausto Aquino e Tommaso Funaro sono stati condannati anche al risarcimento del danno e delle spese legali in favore delle parti civili.
Tra queste ultime molti cronisti che all’epoca sono state vere e proprie vittime del sistema Citrigno. Uno di loro, Carmine Calabrese, penna d’oro del giornalismo calabrese, riferisce alla nostra redazione: «Questa sentenza, ristabilisce la verità è la giustizia su una delle pagine più brutte della storia dell’editoria calabrese. Questa non è solo una mia vittoria, è la vittoria di tutti i giornalisti umiliati, vessati, demansionati, sfruttati e sottopagati. Questa è la vittoria della verità. Ringrazio l’avvocato Rosa Ippolito per la sua determinazione e il suo impegno. Ringrazio la mia famiglia che mi è stata vicino e mi ha trasmesso fiducia. Ho lottato per me stesso ma anche per Alessandro Bozzo. Dedico a lui e a mio padre questa vittoria».
Le motivazioni della sentenza, che appaiono comunque già chiare, verranno rese note nei canonici 90 giorni successivi alla sentenza.