L’ospedale di Praia a Mare non esiste. La conferma arriva dal verdetto del Tavolo Adduce e due delibere: la struttura praiese è e rimane Capt, centro di assistenza primaria territoriale
Avremmo voluto usare toni più gentili e garbati ma non abbiamo trovato altri termini per descrivervi quanto sta accadendo in queste ore. E forse i toni sono anche dettati dalla rabbia, da quel senso di impotenza, da quella forza repressa e incontrollabile che spinge dietro le parole «ve l’avevamo detto» urlate a un popolo cieco e sordo che ancora, bontà sua, crede ad improbabili promesse della politica.
Non è un caso che nessun redattore de la redazione La Lince si sia recato all’inaugurazione farlocca del 3 novembre scorso, benché il nostro senso del dovere ci abbia imposto di mostrarvi comunque come sono andate le cose quel pomeriggio pubblicando solo delle foto (mandateci dai lettori) senza aggiungere nemmeno una parola in relazione all’evento. Mentre da dietro gli schermi del computer avevamo i crampi allo stomaco per le parole che avremmo ancora una volta voluto dirvi e non l’abbiamo fatto per rovinare la festa ad un’intera comunità.
Ma veniamo ai fatti. Ci riproviamo, ve lo diciamo di nuovo, per l’ennesima volta nell’ultimo anno: l’ospedale di Praia a Mare non esiste, nemmeno sulle carte, e nessuno ha intenzione di riaprirlo. Almeno fino ad oggi, nelle ore in cui vi stiamo parlando.
Che Praia a Mare non sia un ospedale lo confermano due fatti inequivocabili, accaduti a 24 ore di distanza l’uno dall’altro. Il primo è il verdetto del Tavolo Adduce, l’ente interministeriale che monitora l’andamento economico della sanità. Per la Calabria ha detto che i conti sono un disastro, e questo lo sapevamo già, per le Asp di Reggio Calabria e Cosenza peggio ancora. Troppi sprechi che i dirigenti non riescono a contenere. Quello che forse il Tavolo Adduce non sa è che negli ospedali pubblici cosentini mancano materiali come le garze e le cannule per tirare a risparmiare, ma si pagano medici a spasso a peso d’oro, le fatture sull’acquisto di materiali hanno qualche incongruenza, gli avvocati incaricati guadagnano più dei medici e incarichi e nomine sono all’ordine del giorno. Però il Tavolo Adduce sa bene che al momento non si può procedere con la riapertura dell’ospedale di Praia a Mare perché i conti non lo consentono. Figurarsi interrompere il commissariamento alla sanità. A proposito, il temutissimo commissario ad Acta, Massimo Scura, che più e più volte ha ribadito le sue intenzioni contrarie alla riapertura dell’ospedale, resta lì. È inamovibile, la decisione è questa. È il 21 di novembre.
Passano 24 ore e sul sito dell’Asp di Cosenza, casomai non fosse già chiaro, danno il colpo di grazia due delibere. La prima è la numero 2139, che recita: acquisto n. 4 letti per l’O.B.I del punto di primo intervento (e non pronto soccorso, ndr) del Capt di Praia a Mare (e non ospedale, ndr); la seconda è la n. 2168, in cui è scritto: autorizzazione all’acquisto n. 115 sovra materassi antidecubito a medio rischio per lungodegenze del Capt (e non ospedale, ndr) di Trebisacce, Cariati e Praia a Mare. Il firmatario delle due delibere è il direttore generale dell’Asp di Cosenza, anche lui seduto tra i “passarellisti” dell’inaugurazione-farsa di un ospedale che non c’è risalente al 3 novembre scorso.
Ma la colpa di ciò che sta avvenendo di chi è? Non è nostra intenzione difendere l’indifendibile ma come sempre vi raccontiamo quel che sappiamo. Di certo la colpa non è dei sindaci di Praia a Mare e Tortora Antonio Praticò e Pasquale Lamboglia, che non hanno alcun interesse a mentire alla popolazione e che, come tanti concittadini, si sono fidati di carte e documenti e non solo di parole campate in aria e di pacche sulle spalle.
Ma allora chi è l’autore di questo disegno perverso sulla sanità praiese? I nomi potrebbero essere tanti e tutti legati a doppio filo ad interessi ancora più perversi del disegno sulla sanità. Solo che in Calabria ci sono solo gli esecutori materiali, gli ordini, e i disordini, arrivano da Roma. Dove di solito ci si siede attorno a un tavolo per spartirsi la torta. O dove forse qualcuno non ha gradito che i parlamentari Enza Bruno Bossio ed Ernesto Magorno abbiano preso troppo a cuore la questione o troppi applausi. Di certo la questione legata a soldi e potere. Certamente c’è di mezzo anche la politica. Come sempre. E magari, come vi avevamo già anticipato, la sorte dell’ospedale dipende dall’esito delle prossime elezioni politiche.
Solo che chi in questi ultimi mesi ha continuato a prendersi ripetutamente i meriti della vicenda, e sono stati in tanti, troppi, dovrà necessariamente assumersene anche le responsabilità. Adesso.
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