(Fonte foto: dal web)
Non fu suicidio, come ha raccontato la cronaca per ben 28 anni, ma un omicidio perpetrato attraverso il soffocamento della vittima. E’ l’esito della super perizia medico-legale effettuata sulla salma riesumata dopo che la procura di Castrovillari, guidata da Eugenio Facciolla, ha riaperto per la terza volta l’inchiesta sulla morte del calciatore del Cosenza Denis Bergamini, avvenuta nel 1989. A darne notizia per primo è il Quotidiano del Sud, qualche giorno fa.
Già nel 2012 i carabinieri del Ris gettarono dubbi sulla versione ufficiale quando ulteriori perizie dimostrarono che le scarpe, la catenina e l’orologio di Bergamini invece che danneggiarsi nel presunto “tuffo” sotto il camion, di cui è ferma sostenitrice Isabella Internò, l’allora fidanzata e unica testimone oculare della vicenda. Pertanto allo stato attuale risultano indagati la donna e l’autista del camion Raffaele Pisano, anche se il Quotidiano del sud parla del coinvolgimento di un terzo soggetto.
Il sospetto degli inquirenti è che all’epoca fu inscenato un incidente per coprire le vere cause della morte. Secondo la ricostruzione che in queste ore assume sempre più consistenza, Bergamini era già morto quando fu investito dal camion. Oltretutto il calciatore stava attraversando uno periodo splendido dal punto di vista professionale i suoi amici più cari assicurano che non avesse nessun motivo per togliersi la vita.