In previsione dell’istituzione dell’Isola Ecologica (Rif. Determina n. 162/2017) con una missiva indirizzata all’amministrazione ed alle forze di opposizione abbiamo messo a conoscenza gli stessi di un importantissima iniziativa, diventata operativa (per ora volutamente sperimentale) grazie al MoVimento 5 Stelle: il vuoto a rendere.
Tutto nasce da una proposta di legge a prima firma Stefano Vignaroli, poi diventata un emendamento nel Collegato ambientale. Infine, dopo due anni e numerosi pressing, il ministro Galletti ha firmato il regolamento. Il vuoto a rendere approvato non riguarderà direttamente il consumatore finale, che non dovrà fare nulla, né pagare alcuna cauzione.
Il sistema prevede in via sperimentale per la durata di un anno e su base volontaria del singolo esercente una cauzione per gli imballaggi contenenti birra o acqua minerale serviti al pubblico da alberghi e residenze di villeggiatura, ristoranti, bar e altri punti di consumo, dunque riguarda il “consumo fuori casa”. Qualcuno rimarrà deluso, ma ricordiamo che, a differenza di decenni fa, il consumo fuori casa (bar, alberghi o ristoranti) oggi ha un grosso fatturato ed è sempre in continuo aumento. E di conseguenza lo spreco ambientale di bottiglie di birra e acqua è davvero rilevante.
Ad aderire alla sperimentazione dovrà essere dunque l’esercente che dovrà pagare la cauzione iniziale ai produttori di acqua e birra e rendere indietro al produttore (attraverso il distributore) l’imballaggio utilizzato dal cliente che consuma nella propria attività commerciale. Il cliente avrà la garanzia che, consumando dall’esercente che aderisce all’iniziativa, quell’ imballaggio tornerà al produttore per essere riutilizzato. Gli esercizi commerciali aderenti al sistema “vuoto a rendere” saranno riconoscibili dal cliente attraverso un logo esposto che lo stesso Ministero fornirà.
Vogliamo sottolineare l’importanza della parola “riutilizzo”. A differenza delle tanto citate e sognate macchinette nei supermercati (che sono finalizzate solamente al riciclo) qui si sta parlando di riutilizzo, gerarchicamente più importante e virtuoso del riciclo.
Sia ben chiaro, non ci stiamo inventando nulla e qualche produttore (come ad esempio la Peroni) già effettua questo tipo di vuoto a rendere, ma in quantità e modalità molto limitate. Questa sperimentazione punta a renderlo sistematico e poi estenderlo ad altre bevande (d’altra parte in passato funzionava così). Per quanto riguarda il materiale dell’imballaggio la legge non lo limita al vetro ma, essendo finalizzato al riutilizzo, attualmente solo il vetro è pronto a garantirlo.
Il vero difetto di questa legge è che il Governo non si è degnato di riconoscere alcun incentivo per invogliare gli esercenti ad aderire. L’esercente dovrebbe pagare dunque una cauzione, compilare dei moduli e trattenere i vuoti in attesa del distributore (senza nemmeno avere uno sconto TARI o di altro tipo). Sarebbe questa la misura ideale per incentivare gli esercenti: dover gestire e ritirare una tonnellata in meno di vetro fa risparmiare soldi al comune. Perché non dividere questo risparmio con l’esercente e con il distributore, terminali di questo processo virtuoso?
Pertanto abbiamo allegato, alla suddetta missiva, uno schema di ordine del giorno oppure di mozione (in modo tale che possa esser presa in considerazione anche dai consiglieri che sono all’opposizione) per la sperimentazione del sistema del vuoto a rendere e che impegna il Sindaco e la Giunta ad approvare forme di incentivo economico, quali la riduzione della tassa sui rifiuti Ta.Ri., per gli esercenti (nonché per i produttori e distributori) che aderiranno alla sperimentazione oppure altre forme di agevolazione.
Anche se la sperimentazione del vuoto a rendere durerà un anno che andrà dal 7 febbraio 2018 per concludersi il 6 febbraio 2019, occorre quindi fare in fretta in quanto l’adesione alla sperimentazione sarà monitorata.
Il tutto sarebbe facilitato dall’istituzione dell’isola ecologica. In realtà noi, nel programma delle comunali 2014, avevamo inserito una specie di premio a chi conferiva direttamente il vetro all’isola, scorporandolo da quanto dovuto per la Tari. La nostra idea è sempre quella di far diventare un problema (rifiuto) in una risorsa (riciclo), non solo del vetro ma di tutto ciò che si può riutilizzare. Ma per fare questo, come al solito, ci vuole volontà politica.
Meetup Belvedere in MoVimento – Amici di Beppe Grillo
Il sistema prevede in via sperimentale per la durata di un anno e su base volontaria del singolo esercente una cauzione per gli imballaggi contenenti birra o acqua minerale serviti al pubblico da alberghi e residenze di villeggiatura, ristoranti, bar e altri punti di consumo, dunque riguarda il “consumo fuori casa”. Qualcuno rimarrà deluso, ma ricordiamo che, a differenza di decenni fa, il consumo fuori casa (bar, alberghi o ristoranti) oggi ha un grosso fatturato ed è sempre in continuo aumento. E di conseguenza lo spreco ambientale di bottiglie di birra e acqua è davvero rilevante.
Ad aderire alla sperimentazione dovrà essere dunque l’esercente che dovrà pagare la cauzione iniziale ai produttori di acqua e birra e rendere indietro al produttore (attraverso il distributore) l’imballaggio utilizzato dal cliente che consuma nella propria attività commerciale. Il cliente avrà la garanzia che, consumando dall’esercente che aderisce all’iniziativa, quell’ imballaggio tornerà al produttore per essere riutilizzato. Gli esercizi commerciali aderenti al sistema “vuoto a rendere” saranno riconoscibili dal cliente attraverso un logo esposto che lo stesso Ministero fornirà.
Vogliamo sottolineare l’importanza della parola “riutilizzo”. A differenza delle tanto citate e sognate macchinette nei supermercati (che sono finalizzate solamente al riciclo) qui si sta parlando di riutilizzo, gerarchicamente più importante e virtuoso del riciclo.
Sia ben chiaro, non ci stiamo inventando nulla e qualche produttore (come ad esempio la Peroni) già effettua questo tipo di vuoto a rendere, ma in quantità e modalità molto limitate. Questa sperimentazione punta a renderlo sistematico e poi estenderlo ad altre bevande (d’altra parte in passato funzionava così). Per quanto riguarda il materiale dell’imballaggio la legge non lo limita al vetro ma, essendo finalizzato al riutilizzo, attualmente solo il vetro è pronto a garantirlo.
Il vero difetto di questa legge è che il Governo non si è degnato di riconoscere alcun incentivo per invogliare gli esercenti ad aderire. L’esercente dovrebbe pagare dunque una cauzione, compilare dei moduli e trattenere i vuoti in attesa del distributore (senza nemmeno avere uno sconto TARI o di altro tipo). Sarebbe questa la misura ideale per incentivare gli esercenti: dover gestire e ritirare una tonnellata in meno di vetro fa risparmiare soldi al comune. Perché non dividere questo risparmio con l’esercente e con il distributore, terminali di questo processo virtuoso?
Pertanto abbiamo allegato, alla suddetta missiva, uno schema di ordine del giorno oppure di mozione (in modo tale che possa esser presa in considerazione anche dai consiglieri che sono all’opposizione) per la sperimentazione del sistema del vuoto a rendere e che impegna il Sindaco e la Giunta ad approvare forme di incentivo economico, quali la riduzione della tassa sui rifiuti Ta.Ri., per gli esercenti (nonché per i produttori e distributori) che aderiranno alla sperimentazione oppure altre forme di agevolazione.
Anche se la sperimentazione del vuoto a rendere durerà un anno che andrà dal 7 febbraio 2018 per concludersi il 6 febbraio 2019, occorre quindi fare in fretta in quanto l’adesione alla sperimentazione sarà monitorata.
Il tutto sarebbe facilitato dall’istituzione dell’isola ecologica. In realtà noi, nel programma delle comunali 2014, avevamo inserito una specie di premio a chi conferiva direttamente il vetro all’isola, scorporandolo da quanto dovuto per la Tari. La nostra idea è sempre quella di far diventare un problema (rifiuto) in una risorsa (riciclo), non solo del vetro ma di tutto ciò che si può riutilizzare. Ma per fare questo, come al solito, ci vuole volontà politica.
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