Bavaglio all'informazione, il Comune di Montauro (Cz) chiede a Le Iene 5 mln di risarcimento

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Bavaglio all'informazione, il Comune di Montauro (Cz) chiede a Le Iene 5 mln di risarcimento

(Fonte foto: Soverato web)
L’inchiesta di Giulia Golia sui veleni nel mare della Calabria ha fatto arrabbiare tutti i calabresi, perché parla delle tre cose che non vogliono sentir nominare: ‘ndrangheta, rifiuti e mare. Perché tutte e tre le cose sono fonte di (effimero) benessere e guadagno. Allorché il web non se la prende con chi ha gettato in mare i veleni, ma con chi ne parla. Sempre lo stesso copione.
Perché Golia forse non sa che in Calabria per far ripulire i fondali basta piazzarci sopra le bandiere blu, trasferire i magistrati che aprono le inchieste e minacciare i giornalisti. Ai calabresi, o almeno alla stragrande maggioranza, non frega nulla di quello che c’è in mare, di cosa mangiamo, se ci ammaleremo di tumore o vivremo le pene dell’inferno torturati da malattia incurabili che ci consumano fino all’ultimo etto di carne.
Qui in Calabria la parola d’ordine è: turismo. E anche se in pochi abbiano idea cosa significhi, tutti pensano di esserne fautori grazie alle geniali trovate di sagre di funghi e cinghiali, la band del ’53 che si esibisce in piazza e il risveglio muscolare in riva al mare ad opera della panettiera che ad ogni estate si trasforma in personal trainer per l’occasione. Lavorare sessanta giorni all’anno e tirare a campare altri dieci mesi senza affaticarsi. Ma perché i cronisti insistono nel voler trovare ‘sti veleni in mare? Ma non si potrebbero occupare delle montagne? Mah.
La Calabria è la Calabria, un mondo a parte, e molto spesso nelle redazioni, soprattutto del nord, si sente dire che la ‘ndrangheta non avrebbe mai potuto attecchire se non qui. Un motivo ci sarà.
Ma, fenomenologie a parte, vi raccontiamo cosa è successo nello specifico a Montauro, provincia di Catanzaro. Due giorni fa Giulio Golia del programma Le Iene rende noto che è arrivata in redazione una richiesta di risarcimento danni per 5 milioni di euro. L’accusa è di aver leso l’onore (ecc, ecc) della città ma anche e soprattutto per aver creato un danno di immagine che avrebbe provocato ingenti perdite economiche durante i famosi 60 giorni di lavoro. Manco a dirlo, la richiesta risarcitoria è avallata da un cospicuo numero di proprietari di stabilimenti balneari della zona, pronto a testimoniare in tribunale.
Ebbene, l’istanza arriva a seguito di una serie di servizi in cui si parla di rifiuti tossici presumibilmente scaricati in mare dalla ‘ndrangheta in quello specchio d’acqua e pertanto si prova a chiarire, Golia chiede solo questo, se i numerosi casi di leucemia registrati sul territorio dipendano da questo oppure non ci sia nessun rischio per la salute e, meglio ancora, nessuna correlazione.
Di qui l’ingente richiesta, che nel mondo giornalistico viene solitamente interpretata come una sorta di intimidazione. Un modo come un altro per invitare Golia e i suoi autori a farsi gli affaracci propri.
Solo che il cronista napoletano non è proprio uno sprovveduto, tanto meno i suoi autori, e così il 15 ottobre scorso, mandano in onda questo servizio, di cui vi forniamo indirizzo appena sotto, in cui la vicenda appare nella sua massima chiarezza.
https://www.iene.mediaset.it/video/una-causa-da-5-min-di-risarcimento-o-intimidazione_12525.shtml

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