(Sinisa Mihajlovic. Fonte: Sky Sport)
L’occasione è il match calcistico tra il Crotone di Davide Nicola e il Toro di Sinisa Mihajlovic. E non ci importa come, quando e perché, qual sia stata la scintilla che ha acceso gli pseudo tifosi tanto da diventare i trogloditi che tutto il mondo ci accusa di essere, sappiamo solo che l’allenatore serbo è stata vittima offese e insulti a sfondo razzista, che hanno poco a che fare con il calcio e con lo sport in generale. Ma anche con la civiltà.
Doveva essere una festa, a prescindere dal risultato, e invece Mihajlovic ha lasciato il campo arrabbiato come non mai e nel dopo partita ha rilasciato una intervista al vetriolo, dove evidenzia, giustamente, quanta strada ci sia da fare per abbattere stereotipi e pregiudizi duri a morire, ma anche e soprattutto certi modi di fare e di pensare che rimandano al Medioevo e anche prima: «Era impossibile non sentire e questo mi dispiace perché io rispetto sempre tutti, però pretendo anche rispetto da tutti. Dicendomi zingaro serbo non offendono soltanto me, ma tutto un popolo e questo mi dispiace perché non è giusto. Ma questa è l’Italia e la cultura che c’è in Italia, è ignoranza, ma io non la posso combattere da solo».
Poi conclude: «Preferirei che me lo dicessero in faccia, ma non hanno le palle di farlo. Sono dei deficienti e mi dispiacerebbe anche per la società Crotone se dovesse pagare una multa, ma questo è il calcio».
Chissà quanto dovremo ancora attendere perché le cose cambino. Sperando che prima o poi succeda.