(Fonte foto: dal web)
Lo aveva in casa da anni ma non lo sapeva perché il cassetto che lo custodiva si trovava nella stanza di Claudia e Francesca, le sue uniche due nipoti, figlie della sorella, morte in un tragico incidente qualche anno prima. E in quella casa il tempo si era fermato nello stesso istante in cui il cuore delle due donne aveva cessato di battere.
Ma Zia Carmela, questo il nome della protagonista della vicenda, cosentina doc trapianta a Verona, si trascina con il suo dolore sino a 100 anni e più e ha la necessità di essere accudita. A marzo scorso la badante spalanca le porte di quella stanza perché deve riordinarla. Tra gli oggetti rimasti intatti e la polvere a soffocare i ricordi, spunta un buono fruttifero postale che il vecchio conio aveva quantificato in 25 milioni di lire. La singolare storia guadagna la ribalta grazie Giovanni Pastore che l’ha raccontata qualche giorno fa sulle pagine del quotidiano La Gazzetta del Sud.
Il giornalista dice ancora che il titolo è cartaceo e della durata trentennale e l’amico incaricato dall’anziana donna di approfondire la questione, fa sapere che la cifra accordata per il rimborso è pari a € 122.321,00. Ma i conti non tornano. Sul retro del buono i rendimenti specificati, legittimati da un timbro a secco, dovrebbero essere il doppio dell’offerta avanzata dall’impiegato postale. Non un tentativo di truffa da parte del dipendente, ma burocrazia applicata alla lettera e interpretata nel modo che la legge italiana consente: a seconda dei punti di vista.
Zia Carmela, però, avrà pure cent’anni ma conserva una certa lucidità e invoglia l’amico fidato a intraprendere un’azione legale e coinvolge anche “Agitalia”, associazione che tutela i risparmiatori. Se la fortuna questa volta l’assiste, in breve tempo sul suo conto corrente potrebbe essere accreditati 254.700,00 euro.
