(Don Marino Genova in una foto con giada Vitale all’epoca dei fatti)
«Questa sera si festeggia per Giada Vitale che dopo 4 anni, tante cattiverie, ingiustizie e soprusi ha ottenuto finalmente giustizia e visto don Marino Genova, il pedofilo che la chiesa di papa Francesco si tiene ben stretto, condannato a 6 anni.
So quanto Giada ha sofferto, ho visto di persona quando sono andato da lei a Portocannone cosa era costretta a subire dai suoi compaesani, che adesso dovrebbero almeno chiedere scusa per quelle cattiverie.
Un’altra vittoria per noi vittime della Rete, un altro passo avanti che deve dare il coraggio a chi come Giada 4 anni fa, oggi è all’inizio di questo percorso, tutto in salita ma che porterà anche loro alla giustizia che oggi Giada Vitale sta festeggiando».
A pronunciare queste parole è Francesco Zanardi, presidente e portavoce di Rete L’Abuso, l’associazione nazionale che combatte quotidianamente contro gli abusi e i reati commessi in ambito clericale, seguendo centinaia di vittime e il loro casi controversi. Giada Vitale, invece, è una giovane donna che a soli 13 anni, con una vita allora in precario equilibrio, ha avuto la sfortuna di incontrare sul suo cammino don Marino Genova, all’epoca sacerdote a Portocannone. L’uomo, dall’alto dei suoi 55 anni e del suo ruolo di educatore, avrebbe intrapreso una relazione sessuale con la bambina due mesi prima che compisse 14 anni. Per questo è stato condannato nel pomeriggio, dal tribunale di Larino, a 6 anni di carere per atti sessuale con minore (CLICCA QUI PER LEGGERE LA STORIA DI GIADA VITALE) .
Una vittoria costata anni di sofferenze e udienze, che comunque rimane una vittoria a metà. Il giudice Daniele Larino aveva precedentemente prosciolto il parroco dall’accussa di violenza sessuale poiché i rapporti intimi, confessati dal prete, sarebbero rientrerati nel contesto di una relazione amorosa che godeva il consenso di entrambi. E lo aveva assolto rinviandolo a giudizio per i fatti avvenuti nei soli due mesi nei quali Giada non aveva ancora compiuto 14 anni, e non per abuso ma per atti sessuali con minori. Una derubicazione di reato che comunque non è servita ad evitare una condanna pesante a don Marino Genova.
La condanna è comunque una sentenza del primo grado di giudizio e prima di parlare pienamente di giustizia si dovrà attendere fino alla pronuncia della Cassazione.
E il Vaticano? A San Pietro, pur informati sui fatti, non muovono un dito per ridurre don Marino Genova allo stato di laicità, in compenso continuano a garantirgli vitto, allloggio, stipendio e protezione in uno di quei “centri di recupero” religiosi per preti con problemi legati alla sfera sessuale.
Fortunatamente in questi anni, Giada non è rimasta sola, ma ha potuto contare sull’aiuto della squadra di Rete L’Abuso, e in particolar modo del presidente Zanardi, che ha seguito personalmente passo passo l’intera vicenda. L’aiuto dell’associazione è stato fondamentale soprattutto quando Giada, oltre al dolore per ciò che aveva subito, ha dovuto fare anche i conti con l’ignoranza e la cattiveria di un piccolo pesino di provincia, dove l’abusata ha sempre la colpa di aver provocato l’abusatore, soprattutto se l’abusatore indossa un abito talare. Che se ti metti contro il prete niente niente si arrabbia Dio e comincia a lanciare fulmini e saette sulle perpetue e “infedeli”.
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