Quando nel febbraio del 2012 Pasquale Lamboglia e Carlo Lomonaco, tre mesi prima della fine del suo mandato, intrapresero il percorso rivelatosi poi vincente del ricorso al Consiglio di Stato dopo l’amara sconfitta inflitta dal Tar Calabria, Ernesto Magorno, colui che oggi vuole gli applausi per la riapertura dell’ospedale di Praia a Mare, indiceva una riunione a Diamante nello stesso giorno e alla stessa, medesima ora per le buche della ss 18 (clicca qui per leggere l’articolo). Doveva forse dimostrare a qualcuno di prendere nettamente le distanze dalla riapertura nel nosocomio? Non lo sapremo mai, ma sappiamo che da sindaco di Diamante non ha mai partecipato a una riunione sull’argomento. Nemmeno da parlamentare. A Praia a mare ci è andato una sola volta per un convegno a sostegno del sì sul referendum renziano e pure in quella occasione, il 27 novembre 2016, fu duramente contestato per la sanità insieme alla Bruno Bossio, come d’altronde pochi giorni fa nelle sua stessa città (clicca qui per leggere la notizia e guardare il video della contestazione).
Dicasi lo stesso della parlamentare Enza Bruno Bossio, moglie di Nicola Adamo, e del sottosegretario Antonio Gentile. Mai visti in piazza al fianco dei cittadini che protestavano in tutti questi anni. Oltretutto tutti e tre risultano essere vicinissimi alla sanità privata, come dimostrano le miriadi di documenti portati alla luce dalla stampa in questi anni, e questo non sarebbe certo un problema se non fosse che come tutti sappiamo, senza alcun timore di smentita da parte di alcuno, gli affari milionari della sanità privata sono il reale motivo di certi “tagli” alla sanità pubblica, specialmente in Calabria. Qualche maligno dice che addirittura l’ospedale di Praia a Mare sia una delle vittime del “sistema”. Sistema che sarebbe talmente collaudato che una sentenza del consiglio di Stato, esecutiva e inoppugnabile, è stata inspiegabilmente ignorata dagli organi preposti all’attuazione per oltre tre anni.
E allora come si è arrivati alla riapertura, pardon, al decreto di riapertura? Il tempo che passa e stringe, la tensione sale, si susseguono gli incontri attorno ai tavoli e la politica che non riesce a “mantenere le promesse” è in preda al panico: «Adesso che si fa?». Fanno che tirano fino all’annuncio delle elezioni e poi danno “il via libera” all’esecuzione con l’intento di passare poi a chiedere voti. Così sembrerebbero essere andate le cose. Tanto questi una scusa per richiuderlo quando vogliono, l’ospedale di Praia, se la tengono sempre da parte.
Ma veniamo all’argomento spinoso della vicenda. In sostanza i tre, Magorno, Bruno Bossio e Gentile, ci stanno dicendo che l’ospedale l’hanno riaperto loro e non la sentenza. Lo dicono con un certo vanto, chi a suon di comunicati, chi venendo a dare la personale “benedizione”. Ma finora nessuno riesce a capire in che consisterebbero i loro meriti e pertanto da giorni ci assalgono dei tremendi dubbi a cui vorremmo trovare una risposta. Visto e considerato che l’ospedale riapre solo ed esclusivamente grazie all’attuazione di un verdetto emanato dal massimo tribunale amministrativo, vorrebbero per caso dire che il Consiglio di Stato, pur essendo il provvedimento di conversione legittimo, è stato corrotto? Cioè, vogliono per caso dire i giudici avrebbero preso ordini da loro invece che analizzare le carte e sentenziare secondo legge? O che hanno dovuto esercitare pressioni su chicchessia per l’ottenimento di un diritto? Funziona così la giustizia in Italia? A nulla sono valsi il giudizio di ottemperanza e il ricorso redatto dagli avvocati con argomentazioni giuridiche? O forse hanno aiutato gli avvocati a redigere il ricorso al Tar o a redigere il controricorso al Consiglio di Stato? In definitiva, perché dovremmo ringraziare loro e non le amministrazioni passate e presenti di Praia e Tortora che hanno avanzato il ricorso? C’è qualcuno che sa darci una spiegazione?
