Riceviamo e pubblichiamo
A monte della “situazione eccezionale”, per i numeri e la portata degli incendi e della siccità, di questa estate 2017, vi sono molteplici cause.
La più rilevante su scala globale è, a nostro avviso, quella dei cambiamenti climatici e del conseguente surriscaldamento terrestre. La situazione climatica del pianeta è stata presa in seria considerazione ed analizzata e comprovata da centinaia di studi scientifici, che seguono un metodo di analisi dei fenomeni e risoluzione dei problemi che denominiamo appunto “scientifico” proprio perché dalle ipotesi si passa alle tesi attraverso dei procedimenti che possono essere ripetuti nel tempo e nel modo e quindi dimostrabili. Purtroppo per molti non è così e rimandiamo ad altri scritti la disamina dei perché, infatti, passa (a volte anche attraverso i mass media) più il concetto consumistico secondo il quale tutto è dovuto a “normali” cicli della terra pertanto, si può distruggere, devastare, inquinare tanto la terra è in grado di assorbire qualsiasi cosa e si induce l’uomo a vivere secondo la famosa triade “produci, consuma, crepa” e non secondo criteri ecosostenibili ed ecologici che riguardano tutti e sui quali sono state scritte intere biblioteche che riguardano soprattutto il collegamento tra lo stato ecologico del pianeta e il conseguente stato mentale dei suoi abitanti.
Questo in generale nel nostro pianeta, vediamo nello specifico invece cosa è accaduto in questi ultimi mesi nel nostro paese.
Certo, quest’anno vi è stata una situazione meteo particolare: temperatura alta e costante da almeno tre mesi dopo gelate tardive, i venti da sud e da occidente non ci hanno dato tregua, poca o addirittura assente la neve sui rilievi in inverno, niente pioggia e poche tempeste. Ad aggiungersi a questa condizione climatica, già di per se preoccupante, vi sono, in questo frangente particolarmente grave, le istituzioni che hanno preso provvedimenti tardivi o inefficaci (vedasi a tal proposito i provvedimenti per la captazione e l’approvvigionamento delle acque in Regione Lazio o accordo per il sevizio antincendio in Regione Calabria firmato ad estate inoltrata) rendendo questo servizio inefficace e inefficiente più di quanto non lo sia normalmente per mancanza di personale e mezzi adeguati, e persino di acqua (come è capitato nell’Alto Tirreno Cosentino). A tale negligenza da parte delle istituzioni va associata l’assoluta mancanza di prevenzione che gli compete al fine di creare quest’anno un vero e proprio “disastro colposo” voluto e studiato a tavolino da fini menti e decisori politici che hanno come intento quello di creare l’emergenza affinché questa diventi risorsa (dopo il business dei terremoti, quello dei migranti ecco pronto sul piatto quello degli incendi e dell’approvvigionamento idrico). Altronde dopo aver distrutto bisogna ricostruire no! E l’acqua bene comune non può mancare! Pertanto ecco pronti progetti, piani, linee guida e tutti pronti a spartirsi la torta (Vedasi a tal proposito i bandi della Regione Calabria sul rimboschimento e riforestazione rinviati nuovamente a Settembre). Sull’acqua continuano a ricercare la rendita, il guadagno dei soci d’impresa, soprattutto nella nostra regione nella quale questa è gestita attraverso una società pubblico-privata con quote milionarie di una multinazionale francese, invece di renderla a gestione pubblica e “bene comune”, come da referendum popolare, ed investire per non disperderla (secondo alcuni attendibili studi circa il 45 % dell’acqua della rete si disperde).
Dopo questa breve premessa volendo usare una metafora marinaresca possiamo dire che la situazione ambientale è destinata probabilmente ad aggravarsi, senza un deciso “cambio di rotta“. .
Dopo le buone notizie crediamo che il senso di questo scritto sia articolare, e proporre al dibattito e contributo di quanti avvertono il problema, il COME operare per affrontare i problemi sul piatto.
Acqua e Fuoco,che i temi siano strettamente legati, è il caso di dire: non ci piove! Infatti, sono anche le carenze idriche che rendono più fragili i suoli, soprattutto se unite a piogge estreme per intensità e grandine! Figurarsi se la zona è stata incendiata.
Affrontiamo i temi una alla volta e poi vediamo le connessioni ed il cosa fare.
FUOCO:
Al 26/7/2017, dal mese di maggio, sono stati bruciati 72.039 ettari di bosco ( 74.965 dall’inizio dell’anno), + 156,41% rispetto al 2016. Dati Legambiente. Il fuoco colpisce sempre le stesse regioni, in ordine decrescente Sicilia, Calabria, Campania, Lazio, Sardegna, Puglia, Liguria e Toscana. In altre zone la ”quota” incendi è minore, ma c’è. Quest’anno però, sembra cambiata la filosofia che guida i governanti, ammesso che ci sia, è che i fuochi si domino dall’alto, con gli aerei ed elicotteri e poco personale estemporaneo nel momento del fuoco. La prima guerra che si vuole vincere con l’aviazione a migliaia di euro l’ora, mentre gli operai forestali, sono a girarsi i pollici, denigrati – ridotti di numero e mezzi – senza possibilità di interventi preventivi di pulizia, generalizzata, del sottobosco, di messa in opera di sistemi antincendio, senza la possibilità di interventi a posteriori con servizi di avvistamento e spegnimento degli incendi. Gli agricoltori e le comunità locali disarmate, prima di tutto concettualmente, visto che pretendono, in quanto pagano le tasse, che debbano intervenire le forze preposte che sono sempre più depotenziate. Il Corpo Forestale è stato inglobato nei Carabinieri e quindi il loro compito che era prima di coordinamento e controllo sul territorio è stato derubricato a compiti di polizia giudiziaria e ordine pubblico. La maggior parte dei comuni non ha fatto la mappatura degli incendi (che qualcuno abbia interessi, nei prossimi piani regolatori), il piano pascoli di la da venire, benché queste due cose siano obblighi di legge nessuno le rispetta perché fa comodo un po’ a tutti: al pastore che nel caso di territorio segnalato come incendiato non potrebbe più pascolare; agli speculatori i quali poi costruiscono la dove è stato bruciato e infine, grandi interessi vi sono nei rimboschimenti da parte dei sindaci (alcuni dei quali dopo aver fatto distruggere il proprio territorio senza muovere un dito adesso richiedono a gran voce che gli vengano affidati compiti di protezione civile per sistemare gli amici degli amici e qualche disoccupato votante) e delle imprese private che con i progetti di riforestazione che stanno per essere messi a bando da alcune regioni (Vedi Bando Misura 8 PSR 2014-2020 della Regione Calabria prorogato per le adesioni al 18/09/17) ci farebbero dei bei quattrini. Quindi i piromani se ci sono assolvono ad un compito affidato loro da padrini, per svilire il turismo, bruciare rifiuti e fare speculazioni. “A penzà male se fa ppeccato, ma quarche vorta ce se azzecca”. Dicono a Roma. No, non siamo complottisti, ma rileviamo che c’è un misto di imbecillità ed affarismo nel moltiplicarsi degli incendi. In queste condizioni (al di la della domanda se è giusto delegare ad altri, nella fattispecie istituzioni ed imprenditori), crediamo che, anche al di la della retorica, solo un nuovo protagonismo delle persone e delle comunità, possa essere l’inizio di una risposta adeguata.
È Difficile pensare che solo ricostruendo il lavoro collettivo di quartieri e paesi, delle vicinanze agricole e “paisan”, del mutuo appoggio e dell’autogestione nei territori si possa far fronte alle emergenze? Ricostruire, perché senza concedere nulla ad un mitico passato, è nella memoria ancestrale comunque che i vicini si aiutino per impedire o far fronte al disastro.
I diversi insiemi contadini, e cittadini, con interesse alla ruralità (quantomeno perché coscienti che la qualità della vita cominciano con un territorio in buona salute ed alimenti conseguenti) possono essere l’aggregato per promuovere una cura del territorio, con giornate, ore, minuti dedicati a questo e quindi calendari di giornate per promuovere zone di rispetto nei confronti dei possibili incendi. Tuttavia è evidente che la cosa può nascere solo se c’è la volontà di farla nascere. Comunque nei territori dove siamo presenti ci sono Biodistretti, Laboratori ecosociali, Collettività, Comunità per la difesa ambientale, Consorzi contadini, Reti rurali. Genuini Clandestini. L’insieme dei progetti per sopravvivere ai disastri provocati dalle categorie sopracitate ( imbecillità+affari=potere, per pochi oltretutto, contro i beni comuni, le condizioni minime di vita). L’insieme dei conflitti, costruttivi, con i potenti della terra che pensano che tutto si aggiusta con il denaro. Tanto fa PIL! La proposta, da articolare insieme perché padroni di niente e servi di nessuno, può/deve essere sviluppata localmente. Serve anche un confronto nazionale sulle diverse esperienze e proposte. Queste note sono il frutto di una riflessione collettiva sviluppatasi in Calabria, vedendo alla fine di Agosto ciò che è successo tra Tortora e Belvedere, (Alto Tirreno Cosentino). L’intero territorio andato in fumo! Seguendo le notizie italiane ed internazionali (Portogallo, Francia). Cominciamo a scrivere insieme: COME, QUANDO, CON CHE RISORSE, CON CHE TEMPI, con che modalità possiamo operare. Una nota sul pezzo “che risorse”. Sono pensabili forme di obiezione fiscale verso le istituzioni che non svolgono la normale amministrazione e cura del territorio? Anche questo percorso è un passaggio di liberazione.
ACQUA:
Di rimando la siccità la fa da padrona. Dall’Africa al Nord Europa. Solo per parlare dei paesi vicini. O, come detto, ci sono anche fenomeni estremi di tempeste d’acqua e grandine. Anche in questo caso la parte finale delle cause è il misto d’imbecillità ed affarismo, i TG di tutte le reti parlano delle temperature e delle crisi idriche. Poi ACEA, leader della distribuzione dell’acqua, si spartisce 80 MILIONI di euro di utili, perdendo quasi la metà dell’acqua in condotta crediamo che vada ripresa la battaglia per l’acqua pubblica. Dal nostro punto di vista una gestione pubblica non statale, come bene comune a cui non è possibile rinunciare. Vedendo consorzi tra le comunità locali, che rimandano al criterio di “bioregione”, descritta nei trattati scientifici come il territorio in cui si sviluppa un bacino idrografico. Proponiamo le modalità sopradescritte per il fuoco. Del resto, se manca l’acqua il fuoco non si controlla! È evidente che siamo ancora su un terreno generale. Per articolare progetti ci vuole il concorso collettivo. La capacità di sedersi, discutere e passare in modo collettivo alle buone pratiche.
Anche se in modo veloce abbiamo visto come questi due problemi ambientali siano collegati. A monte da pressapochismo (imbecillità) ed affarismo. Nel percorso mediano perché sono spesso le stesse società di servizi (sic!), o gli stesi soggetti con altri nomi, che operano nei diversi campi. A valle, se scaviamo e colleghiamo le altre emergenze (terremoti, lavoro, inquinamenti vari, ecc.), vediamo le stesse convergenze d’interessi. Ancora una volta il nostro destino è nelle nostre mani. Come direbbero in Umbria ( ma anche Marche e dintorni …) ARGIMO!
Agiamo ricostruendo il tessuto sociale che, vedendoci protagonisti, in modo corale, può/deve, permettere il trionfo della vita sulla morte. Morte Lenta, ma non troppo, che i governanti del disastro hanno scritto per tutti noi, per tutto il vivente e l’insieme del pianeta. Proprio a tal proposito è nata l’idea di costituire un Comitato per la difesa e la tutela dell’ambiente che parta da presupposti di cittadinanza attiva (quindi dal basso) la quale si muove con piccole azioni tese principalmente alla prevenzione dei disastri ambientali a cui abbiamo purtroppo assistito in questi ultimi anni e alla salvaguardia e difesa del territorio. A tale scopo il nascente Comitato propone dei corsi antincendio per i cittadini, giornate di sensibilizzazione ambientale per i bambini e i ragazzi, istituzione di campi antincendio con esercitazioni pratiche per i ragazzi e gli adulti, tavoli di discussione per la risoluzione delle varie problematiche trattate in questo documento.
Comitato per la Difesa e la Tutela dell’Ambiente