[VIDEO] Grisolia (Cs), proliferazione algale getta dubbi su inquinamento: la spiaggia diventa verde

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[VIDEO] Grisolia (Cs), proliferazione algale getta dubbi su inquinamento: la spiaggia diventa verde

(Sopra, un tratto del canale, sotto, il video della proliferazione algale)

Gli esperti a cui abbiamo sottoposto i filmati ci hanno detto che potrebbe trattarsi di inquinamento chimico o organico. Per intenderci, una qualsiasi sostanza chimica od organica gettata nel canale (olio di frittura, pesticidi, liquami, scarichi fognari, ecc) durante il processo di decomposizione avrebbe alterato l’ecosistema incrementando una massiccia proliferazione algale.
Fatto sta che in questo tratto di spiaggia a cavallo tra Grisolia e Santa Maria del Cedro (ma ricadente nel comune di Grisolia), i margini del canale e la sabbia nei paraggi sono ricoperti di alghe verdi. Il corso d’acqua, al di là del fenomeno algale, viene comunque usato come discarica a cielo aperto, e infatti dentro vi sono pannolini sporchi, oggetti di plastica, lattine di alluminio, ferro, vetro, carta sporca e sacchetti di immondizia.
L’acqua contenuta nel canale attualmente non finisce a mare e si ferma a pochi metri dalla riva a causa della siccità, ma viene comunque filtrata e assorbita dalla sabbia, che tratterà i soggetti inquinanti e troverà il modo di riversarli in acqua.
Di sicuro il fenomeno non si è sviluppato nelle ultime ore, eppure pare che in quell’area da tempo non ci sia nessun controllo. L’erba alta e la sporcizia accumulata proprio accanto al canale ne sono la triste dimostrazione.
A proposito della proliferazione algale, però, gli stessi esperti raccomandano prudenza, e prima di creare inutili allarmismi per la salute e parlare di grave inquinamento ambientale, bisognerebbe campionare l’acqua e sottoporla ai dovuti controlli da parte degli enti preposti, quale potrebbe essere ad esempio l’Arpacal. Sull’inciviltà umana, invece, nessun dubbio.
Ma intanto che le istituzioni prendano provvedimenti, noi abbiamo scomodato anche il web alla ricerca di maggiori informazioni del presunto fenomeno che, se venisse confermato, rientrerebbe nella categoria dell’inquinamento organico ed eutofizzazione delle acque superficiali. 
DAL SITO A.T.A.P.S. Tutela e Ambiente – “Tutte le acque, sia superficiali che sotterranee, hanno una certa capacità di reagire all’immissione diretta ed indiretta di carichi inquinanti. Tale capacità, detta autodepurazione, comprende una complessa serie di meccanismi di tipo fisico (sedimentazione, diluizione, adsorbimento), chimico (reazioni di precipitazione, ossidoriduzione, idrolisi) e biologico (degradazione batterica, ingestione da parte di organismi acquatici), volti a riportare l’acqua allo stato originario.
Se l’immissione delle sostanze inquinanti è eccessiva, si supera però la capacità autodepurativa dei corpi idrici, per cui si evidenziano fenomeni quali la eutrofizzazione e/o la contaminazione chimica e microbiologica.
L’eutrofizzazione consiste in una crescita eccessiva di alghe che si verifica quando, in condizioni climatiche favorevoli, tipiche della stagione estiva, sono presenti nelle acque elevate concentrazioni di sostanze nutritizie (fosforo, azoto) che consentono la proliferazione algale.  L’accumulo di elementi come l’azoto e il fosforo causa quindi la proliferazione di alghe microscopiche che, non essendo smaltite dai consumatori primari, determinano una maggiore attività batterica; aumenta così il consumo di ossigeno, che viene a mancare ai pesci provocandone la morte. Con l’eutrofizzazione negli ambienti acquatici si nota un notevole sviluppo della vegetazione e del fitoplancton. Il loro aumento numerico presso la superficie dello specchio d’acqua comporta una limitazione degli scambi gassosi (e quindi anche del passaggio in soluzione dell’ossigeno atmosferico O2). 
Fosforo ed azoto si definiscono “nutrienti” perché indispensabili alla crescita sia di molti organismi unicellulari, sia di vegetali pluricellulari. Il riversarne grandi quantità in corpi d’acqua a debole ricambio (fiumi di portata modesta, laghi, lagune ed anche acque costiere di bassa profondità) può inizialmente, specie in condizioni di elevato irraggiamento solare e con adeguata temperatura, determinare abbondanti fioriture di microalghe e anormale sviluppo di piante acquatiche, a loro volta causa della successiva eutrofizzazione. All’aumentato consumo di ossigeno per attività respiratorie si contrappone una produzione fotosintetica da parte delle alghe e delle piante. Quando però vengono a mancare alcuni elementi limitanti quali l’irraggiamento solare, si hanno fenomeni massicci di morte algale con abnormi accumuli di sostanze organiche che determinano una richiesta biochimica di ossigeno elevata, non soddisfatta che parzialmente dalla diffusione in acqua dell’ossigeno atmosferico.
La quantità di ossigeno disciolto nelle acque superficiali è inoltre legata alla qualità e alla concentrazione delle sostanze organiche presenti, all’attività batterica e fotosintetica.
Quando un corpo idrico riceve scarichi di natura organica di origine civile, zootecnica o industriale, l’ossigeno viene utilizzato nei processi di ossidazione biologica delle sostanze organiche inquinanti, fino a scomparire.
Si hanno così condizioni di anossia del corpo idrico con inconvenienti gravissimi a carico di quasi tutte le forme di vita acquatiche e con pregiudizio di tutte le possibili utilizzazioni di tali acque. La condizione di anossia determina inoltre lo sviluppo di forme microbiche in grado proprio di vivere in assenza di ossigeno e capaci di produrre sostanze come l’ammoniaca e l’idrogeno solforato, composti dall’odore sgradevole e soprattutto tossici per tutto l’ecosistema acquatico.
Cause di inquinamento
L’eutrofizzazione è spesso un fenomeno naturale, tuttavia l’attività umana può accelerare enormemente questo processo. 
Molti degli inquinanti possono infatti derivare dalle seguenti attività antropiche:  
fogne delle città: i liquami che si trovano nelle fogne contengono grandi quantità di escrementi umani, perciò dovrebbero passare attraverso impianti di depurazione prima di essere scaricati nei fiumi. Purtroppo, in Italia, meno della metà degli scarichi vengono depurati.
allevamenti: negli allevamenti, gli escrementi vengono lavati via con l’acqua, i liquami così ottenuti vengono in parte utilizzati come fertilizzanti, in parte invece riversati nei fiumi. industrie: alcuni tipi di industrie, per esempio quelle alimentari, scaricano materiali organici direttamente nei fiumi.
agricoltura: i fertilizzanti, sia chimici che naturali, se usati in eccesso,possono percolare nel terreno ed essere trasportati poi dalla falda acquifera arrivando ai fiumi ed inquinandoli (Fonte www.atapsambiente.it).

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