(Nella foto, Mogol. Fonte foto: dal web)
Non chiamatelo paroliere, oppure non vi rivolgerà più parola. Parolieri, dice, sono quelli che fanno le parole crociate. Mogol, al secolo Giulio Rapetti, è molto più di un giocoliere delle parole, è il reuccio della musica italiana, scrittore e compositore senza eguali, che nella sua ultra cinquantennale carriera ha collaborato con artisti del calibro di Lucio Battista, Mina, Mango. Solo per citarne alcuni.
Nel 2006 lo Stato italiano gli consente di inserire lo pseudonimo Mogol nel suo cognome e di lasciarlo in eredità a figli e nipoti, tanta è la riconoscenza verso quel nome d’arte che ha segnato mezzo secolo di musica in Italia e nel mondo.
Nel giugno scorso arriva a Praia a Mare in occasione del “Premio Mario De Rosa” decretandone l’assoluto successo (clicca qui per leggere la notizia). Ma prima di presiedere la giura del concorso musicale messo in piedi dalla cantante tortorese Ylenia Iorio, si concede per qualche minuto alla stampa, che lo aspetta trepidante nella hall di un albergo.
Noi de La Lince gli abbiamo chiesto da dove arrivi l’ispirazione per i suoi capolavori. Ecco cosa ci ha risposto.
Si ringrazia l’emittente televisiva Rete 3 Digiesse per le riprese.