I beni, secondo quanto è emerso dalle indagini, sarebbero provento di una serie di truffe nella percezione di contributi dell’Unione europea ed erano riconducibili adesso, dopo la morte di Vincenzo Oliveri, agli eredi dell’imprenditore oleario, la moglie, Domenica Rosa Carnovale ed i figli Giovanni e Matteo Giuseppe.
La confisca riguarda 15 società dei settori agricolo-oleario e turistico-alberghiero ed 88 immobili in Calabria, Abruzzo e Toscana. Tra i beni confiscati un resort di lusso a Giulianova (Teramo) ed un’altra struttura alberghiera di pregio a Borgia (Catanzaro). La confisca dei beni, confermata dai giudici d’appello, era stata disposta in primo grado dal Tribunale di Reggio Calabria nel gennaio del 2016.